La Musica che si fa storia. La Storia che incontra la musica e firma pagine di straordinaria forza, destinate a durare nel tempo.
Il direttore del Conservatorio di Cosenza, Francesco Perri, è un apprezzatissimo compositore e direttore d’orchestra, un musicista moderno e molto attivo. A lui si deve, ad esempio, la nascita dell’Orchestra Sinfonica Brutia, un sogno diventato realtà, che in due anni di vita ha coinvolto centinaia di giovani.

Il 2 giugno festa della Repubblica. Alle 21:00 Concerto straordinario per la Festa della Repubblica presso il Teatro A. Rendano. 
Il Direttore Perri magari cambierebbe l’Inno d’Italia. Chissà.
«Molto volte ho riflettuto su questa possibilità. Di fatto il nostro Inno musicalmente ha una forma molto semplice ed orecchiabile (forse troppo). Ma ha un suo fascino ed una irresistibile voglia di essere cantato. Forse, per questo motivo, è entrato nel cuore di tutti noi italiani».

Magari Va pensiero potrebbe essere più adeguato, perché più solenne… Potente!
«L’idea di cambiare l’inno italiano con Va pensiero, Coro tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi, si era paventata diversi anni fa. Il Coro del Nabucco è potente, meraviglioso, ma dolente per la forza drammatica. È una preghiera che il popolo ebraico rivolge per la propria patria. Una forma di resilienza verso la costruzione di un proprio futuro. L’opera fu associata alla prigionia del popolo italiano ed al tentativo risorgimentale di indipendenza. Oggi pensare questo come inno italiano non credo sia il giusto tentativo».



Ci sono eventi che sono pietre miliari della Storia. Proviamo a chiedere al maestro Francesco Perri di abbinare due-tre brani di musica classica ad altrettanti eventi storici.
«La musica ha sempre subìto con estremo interesse gli eventi della storia. Di fatto i compositori sono uomini e donne che vivono il proprio tempo anche in maniera molto passionale. Tante sono le occasioni in cui la musica ha espresso il senso del tempo e della storia. Come non ricordare la 3° Sinfonia “Eroica” di Beethoven e la dedica strappata a Napoleone per essersi autoproclamato imperatore nel 1804. O ancora lo Studio op 10 n° 12 detto “la caduta di Varsavia” di Chopin del 1831, in cui si scorgono la violenza e la forza di un popolo che fallisce i sogni di insurrezione della rivolta di novembre del 1830». 

In epoche più recenti la musica ha segnato momenti storici incredibili. Penso a Woodstock.
«Stavo anche io pensando al 15 agosto del 1969 che nacque per essere un momento di pace, musica e rock, di ribellione al sistema. Una tre giorni storica che segnò la storia della pop music come primo mondiale evento in grado di interpretare un sentimento mondiale. Mai prima di allora un evento era stato così unificante nello spirito di un’anima planetaria».

Così come non si possono dimenticare i 45 cantanti di We Are the World che sensibilizzarono il mondo sulla terribile carestia in Africa.
«I grandi temi della storia si possono calare sempre in momenti musicali. We are the world del 1985 è canzone realizzata per scopi di beneficienza, con 100 milioni di dollari raccolti per la carestia in Etiopia. Il brano più venduto della storia della canzone con 20 milioni di copie e con il grande Quincy Jones produttore dell’opera. Solo questa domanda varrebbe una tua delle splendide puntate su LaC Tv. “Noi siamo il mondo, noi siamo i bambini, noi siamo quelli che un giorno porteranno la luce”. Bellissimo». 

Che dire dei Beatles? Nel 1964 cantano alla tv americana in un programma fra i più visti della Storia della tv con circa 73 milioni di persone collegate.
«Altro grandissimo evento che, attraverso la tecnologia, diede la possibilità di sperimentare il potere del mondo della comunicazione. Considerato l’evento culturale del dopo guerra americano l’esibizione fu trasmessa nello studio 50 del CBS».

La musica contro la guerra. Pensiamo ai grandi artisti schierati contro la guerra nel Vietnam. Si creò un movimento pacifista mondiale. Oggi tanto silenzio, invece.
«La verità di un silenzio artistico nei confronti di una strega continua e delle numerose guerra è intollerabile. La diffusione dei messaggi invece di produrre coscienza produce sempre più assuefazione. Ognuno rimane concentrato sul proprio essere, io che diminuisce, si rattrappisce , se non creano reti e connessioni. C’è un serio rischio di riduzione del materiale affettivo».

Ma bisogna pur far qualcosa…
«In questo da musicista sto cercando nei miei progetti di produzione anche dell’Orchestra Brutia ad una vera e propria educazione sentimentale del pubblico. Certo non parliamo di Woodstock ma ho il dovere morale e sociale di seminare ideali di libertà attraverso la musica. I giovani e tutti noi abbiamo bisogno di legarci umanamente per vivere meglio».

Quanto ha inciso l’ineguagliabile Mina nell’Evoluzione del costume italiano degli anni ‘60-‘70?
«Mina rimane dopo più di 60 anni il nostro modello femminile più rappresentativo della cultura musicale italiana. È strano, di come semanticamente l’assenza sia determinante di una presenza. E la cosa diventa ancora più sorprendente, il cosiddetto cigno nero, in un mondo che consuma musica e che ha memoria corta, continuare a ricordare Mina. Per me è un mistero che si contrappone a tutte le normali regole del mercato. Per il resto io continuo ad ascoltare le sue incisioni degli anni 60 e 70. Meravigliosa voce, meravigliosi arrangiamenti, meravigliosa musica».

I giovani e la musica classica. Un rapporto ancora oggi impossibile. Eppure vediamo tanti giovani musicisti in Calabria che sono molto attivi.
«Su questo non sono molto d’accordo. La musica è un solo linguaggio. La musica “classica” è un aspetto della musica, come il rock, il jazz. I giovani sono molto più attenti dei giovani di 10-15 anni fa. Mostrano più interesse verso la pluralità dei linguaggi, magari non rendendosi conto della valida storica. Ma ascoltano tutto. Sono più aperti alla novità».

Magari ballano a suon di tecno le Quattro Stagioni di Vivaldi.
«Bellissima come cosa! In Calabria si sta muovendo molto la musica e noi “cosentini” stiamo spingendo in questa direzione. 
Tra Conservatorio di Cosenza, Orchestra Brutia con 70 concerti in due anni e mezzo, Teatro Rendano, la rinascita della musica incomincia ad essere non più soltanto un sogno, un desiderio ma una realtà. Lo dimostrano i canali Rai che hanno da poco dedicato una puntata speciale andata in tutto il mondo su Rai Italia i primi di maggio». 

La contaminazione fra generi musicali può aiutare la musica classica a entrare ancora di più nell’universo dei giovani, soprattutto quelli ‘sempre collegati’? Lei c’ha provato, l’abbiamo visto al Rendano.
«Il sogno dell’Orchestra Sinfonica Brutia è qualcosa di straordinario. In soli due anni e mezzo si è moltiplicato il fermento straordinario di energie, di vitalità musicale. Più di 500 le audizioni per il prossimo triennio 2025-27 sono un segnale per noi inaspettato. Un po' tutto come la musica. Unire le forze e fare rete cercando di smussare le individualità accese ed i solisti che non portano a nulla».

Perri ha in mente qualcosa di straordinario per il prossimo futuro
«Sì, vero. Sto già pensando al nuovo Capodanno che sarà ancora più coinvolgente e che sarà un evento unico. Lo prometto». 

Allora: va pensiero?
«Sull’ali dorate»

Chi è Francesco Perri

Francesco Perri è compositore e direttore d’orchestra. È direttore del Conservatorio di Cosenza dal 2020. 
Parallelamente all’attività musicale svolge docenza a contratto presso il DAMS della Unical in Metodologia e pratica della Ricerca Artistica e musicale.
Ha scritto più di 30 colonne sonore ed è direttore artistico e musicale dell’Orchestra Sinfonica Brutia dal 2022.
Si interessa dí multimedialità e processi di ricerca applicata alla tecnologia.
Ha scritto musiche per la Rai, TV 2000, CTV.
Ha vinto più di 30 premi in ambito musicale e cinematografico.