«È importante che oggi si facciano meno convegni, meno manifestazioni, e più concretezza per la cultura nelle università, nelle scuole. C'è bisogno di più sostegno alle famiglie, più attenzione alle politiche giovanili, ai temi del lavoro, la lotta alle disuguaglianze e alla povertà». Meno convegni e più concretezza. È quello che chiede il presidente di Libera don Luigi Ciotti presente all'ultima giornata di Liberaidee, l'iniziativa itinerante dell'associazione contro le mafie partita da Limbadi lo scorso 18 gennaio che, dopo le tappe di Reggio Calabria, Gioisa Ionica, Crotone, Gioia Tauro Cosenza, Rossano, si è chiusa a Catanzaro, nei locali della Camera di Commercio, di fronte ad una nutrita platea di studenti.


È a loro che viene spiegato il fenomeno mafioso partendo dai risultati della ricerca di Libera sulla percezione delle mafie e della corruzione in Calabria, molto più alta rispetto al campione nazionale con un 93,6% a fronte del 73,4%. Ma quali sono le principali ragioni che spingono gli individui a non denunciare? In primo luogo, emerge dallo studio di Libera, il timore per le conseguenze e poi la paura che l'intero sistema sia corrotto, compresi coloro che dovrebbero raccogliere le segnalazioni, e ancora la rassegnazione determinata da una presunta inutilità della denuncia.


«Oggi bisogna alzare la voce quando in molti scelgono il prudente silenzio - afferma don Ciotti - e se c'è una parola pericolosa che noi dobbiamo respingere è la "neutralità". Ci sono tante persone neutrali che stanno alla finestra e pensano che i problemi li risolvano gli altri. Certo, ognuno deve fare la sua parte ma anche noi come cittadini dobbiamo fare la nostra. Il primo dovere è quello di non tacere».


Accanto all'impegno invocato da don Ciotti, anche il senso della memoria. È su questo che si è soffermata Simona dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, vittima di un agguato mafioso nel 1982. «È difficile trasmettere un messaggio positivo partendo dal dolore. Però questo incontro emotivo sul ricordo dei nostri cari, è il modo per avvicinare i giovani alla problematica partendo da un progetto di speranza». All'incontro, nel corso del quale sono intervenuti anche i referenti di Libera Calabria e Libera Catanzaro, Ennio Stamile e Elvira Iaccino, hanno partecipato tra gli altri il prefetto Francesca Ferrandino e il questore Amalia di Ruocco.