Nel 1812 Astolphe de Custine, uno dei tanti viaggiatori che si trovò sul monte che sovrasta Palmi, lungo il tirreno reggino, scrisse nel suo diario di viaggio: «Come non si può essere certi dell'esistenza di Dio quando dalle logge di Palmi si vede tramontare il sole nel mare di Sicilia…».

E proprio su questo monte, secondo la tradizione, si recò anche Sant’Elia, di origine siciliana (proveniva da Enna), detto anche “Il giovane” per distinguerlo dal profeta biblico.

Sant'Elia è stato un monaco cristiano venerato dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Secondo quando tramandato, il Santo ebbe in visione da Dio questo meraviglioso luogo quando si trovava ad Antiochia, e Dio gli chiese di trasformarlo in un luogo di culto. Fu così che Sant’Elia lasciò l'Oriente per recarsi su questo monte, dove iniziò a vivere come eremita conquistando fama di taumaturgo.

Tuttavia, lungo queste pendici reggine il Santo non ebbe vita facile e la leggenda narra che mentre costruiva il monastero, il diavolo tentatore più volte cercò di dissuaderlo: comparve la prima volta sotto le sembianza di una bellissima fanciulla che recava in mano una cesta piena di frutta fresca, invitandolo a mangiarla e a lasciare il monte che gli offriva solo bacche o radici; ma il Santo capì che sotto quella bellissima figura si nascondeva il diavolo, e facendo una croce sotto i suoi piedi la fanciulla scomparve avvolta in una fiamma. Ma non passò tanto tempo, prosegue la leggenda, che il diavolo si presentò per la seconda volta come un carbonaio che portava sulle spalle un sacco pieno di monete d’oro che avrebbe volentieri diviso con lui se avesse abbandonato questa vita: anche stavolta il Santo capì che si trattava del diavolo tentatore e fece un cerchio con il suo bastone trasformandolo in una palla di fuoco che rotolò lungo precipizio battendo nella roccia e lasciando le sue impronte ancora visibili.

Sbuffando rabbia e fiamme, a seguito della caduta, secondo la leggenda il diavolo diede origine al vulcano Stromboli; le monete d’oro, invece, rotolando finirono sulla spiaggia diventando pietre nere. Ed è questo il motivo per cui la spiaggia sottostante viene oggi chiamata “pietre negre”.

Sant'Elia morì a Salonicco il 17 agosto 903, ma alcune testimonianze riferiscono avesse espresso il desiderio di essere sepolto nel monastero che aveva costruito a pochi passi dal monte che oggi posta il suo nome; un monastero di cui sono rimasti solo piccoli ruderi. Ma è forte il sospetto che il corpo del Santo sia ancor oggi custodito nelle viscere di questa terra, proprio sotto queste rovine.