Il progetto culturale “Dario Fo: dal disegno alla scena”, presentato in partenariato dal Comune di Crotone e dal Consorzio Jobel, è risultato tra i vincitori del bando indetto dalla Regione Calabria per la selezione e il finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali. Così, grazie alla collaborazione tra i due soggetti, venerdì 23 febbraio, sarà inaugurata la mostra “Dario Fo: dal disegno alla scena”, curata da Melissa Acquesta, presso il Museo di Pitagora a Crotone.


Nello specifico, la mostra, in esposizione fino al 18 marzo, mette in luce tutte le fasi del lavoro di ricerca del Premio Nobel partendo dai disegni che usava come canovaccio, gli appunti manoscritti, i bozzetti che decideva di riportare sulla tela, le sagome che usava sul palco durante i monologhi per dare un volto ai personaggi, e alla fine il percorso narrativo riassunto in una pubblicazione contenente il testo dello spettacolo corredato dalle illustrazioni.

 

Composta da una selezione di dipinti e materiali estrapolati dal percorso di ricerca e di stesura di una delle sue opere “La figlia del Papa”, la mostra permette di evidenziare l’applicazione della dinamica narrativa dell’artista finalizzata alla rivelazione di un altro punto di vista, di una nascosta verità, o per dirlo con le sue parole: «in tutte le storie famose, come quella dei Borgia, si trovano sempre diverse versioni del dramma. Nella maggior parte dei casi, però, si scopre un intento deformante, soprattutto dal punto di vista storico. Personalmente non ho fatto altro che ricercare la verità».
E’ un Dario Fo meno conosciuto, per certi aspetti addirittura insospettabile, quello che sarà presentato a Crotone: non il giullare della cultura italiana, come amava definirsi, né l’istrionico inventore del grammelot, la lingua usata in ‘Mistero buffo’, né tanto meno il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura (1997), bensì un Dario Fo più intimo, da cui parte l’intera essenza del suo contributo – da protagonista – alla cultura italiana, europea ed internazionale: la pittura.

«Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista. Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole o grotteschi satirici». Lo ha affermato più volte il Maestro, ripercorrendo gli anni giovanili all’Accademia di Brera dove scelse di studiare. Anche se, quando si trovò a scegliere la strada del suo futuro, non puntò sulla pittura. Il suo talento unico nel narrare storie lo avvicinò al mondo del teatro dove incontrò Franca Rame, figlia d’arte, e con cui avviò, per oltre cinquanta anni, uno dei più collaudati e fecondi sodalizi artistico-culturali del panorama nazionale e internazionale. Una carriera dedita al mondo della cultura e del teatro che sembra aver messo in ombra quello che Dario Fo è sempre stato: un pittore, seppur in realtà la pittura non lo ha mai abbandonato. Tutte le opere di Fo, infatti, dimostrano una grande conoscenza del repertorio d’immagini della storia dell’arte come sarà possibile ammirare nei quadri esposti nella mostra “Dario Fo: dal disegno alla scena”, introdotta da happening, a cura di Fabbrica delle arti, che trascineranno il pubblico all’interno delle opere stesse.