Soddisfatto per la buona riuscita della due giorni di Bova La Notte delle Stelle anche l’assessore regionale Gianluca Gallo. Due giorni interi a Bova con tutte le minoranze linguistiche e culturali della Calabria. Ed è la prima volta che accade. Basterebbe questo per dire quanto sia stato utile e importante l’evento di Bova. Anche Gallo è di questo avviso: «Certo, due giorni interi, una manifestazione importante per valorizzare le nostre minoranze linguistiche che sono uno scrigno prezioso per la nostra regione.  È la prima volta che accade, speriamo che sia la prima di una lunga serie».

La due giorni di Bova ha messo in risalto la possibilità di fare dei borghi storici calabresi un punto di forza turistico-culturale. La regione sta puntando molto su questo.
«La Regione Calabria sta puntando molto su una destagionalizzazione del turismo, puntando sulle aree interne, sul turismo ambientale, lento, sostenibile, sui borghi, molti di essi sono salvaguardati e molti di essi sono legati anche a questa estrema ricchezza delle minoranze linguistiche. Quindi bisogna continuare su questo percorso perché penso che i numeri saranno numeri interessanti per una regione che sta modificando la modalità di fare turismo».

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La Calabria e la cultura. E poi la nostra storia. E le nuove generazioni. Può ripartire da questo il futuro di una nuova Calabria. Ma dobbiamo crederci 
«Noi crediamo molto nella possibilità per le nuove generazioni di riprendersi una regione con orgoglio e consapevolezza, avendo l'ambizione della qualità. Noi ci crediamo tantissimo, possiamo ripartire dal passato per costruire un futuro migliore».

Da Bova è emerso come la scuola debba essere protagonista. I nostri borghi hanno bisogno di essere raccontati e vissuti.
«Certo la scuola deve essere assolutamente protagonista perché bisogna che i nostri ragazzi studino sui banchi di scuola la loro storia, il vissuto dei loro antenati e attraverso questo possano impadronirsi di una storia straordinaria per costruire il loro futuro».

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Anche l’agricoltura ha tanto da raccontare: gli antichi frantoi, i vigneti e le cantine storiche, l’agricoltura eroica. Tutto questo è cultura.
«L'agricoltura è un pezzo importante della storia calabrese, perché la nostra è una tradizione agricola e rurale, noi dovremmo venerare l'olivo come una pianta sacra, perché l'olivo è stato un vero e proprio ascensore sociale, ha fatto studiare intere generazioni e poi siamo anche stati la terra del vino, la terra di Enotria, per cui la nostra agricoltura  eroica ha costruito un sistema culturale del quale ci siamo vergognati per troppo tempo  e che oggi probabilmente con orgoglio e consapevolezza stiamo riscoprendo».