A Catanzaro la presentazione dell’opera con i docenti dell’Università della Calabria Romeo Bufalo e Carlo Fanelli
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Davanti a un folto e qualificato pubblico si è svolta a Catanzaro nell’Aula magna dell’Accademia di Belle Arti la presentazione del nuovo libro di Raffaele Gaetano: “Le idee estetiche di Pietro Ardito”. L’opera, mandata in libreria dalla casa editrice Il Testo Editor in occasione dei 130 anni dalla morte del filosofo, è inserita nella collana «Pensatori Calabresi» del Dipartimento di studi umanistici dell’Università della Calabria. Raffaele Gaetano si era già occupato del filosofo ripubblicandone nel 2004 in una poderosa edizione critica l’opera più nota, Artista e Critico (Rubbettino).
La presentazione, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, ha visto protagonisti, oltre a Gaetano, due autorevoli studiosi come i professori dell’Università della Calabria Romeo Bufalo (doc. di Estetica) e Carlo Fanelli (doc. di Discipline dello Spettacolo). Il direttore dell’Accademia di Belle Arti, Vittorio Politano, ha moderato la presentazione mentre l’assessore alla Cultura e vice sindaco della città, Ivan Cardamone, ha portato i saluti dell’amministrazione.
Nel suo intervento Bufalo ha evidenziato lo spessore dell’opera di Gaetano soffermandosi su una personalità come Ardito che ha goduto nel secondo ’800 di ampi consensi, soprattutto nell’ambito del cosiddetto hegelismo napoletano. Inoltre ha rimarcato l’importanza di accostarsi a uomini come Ardito che hanno fatto dell’amore per il bello una ragione di vita. Per parte sua Fanelli, dopo aver lodato l’opera di Gaetano per la sua «densità» culturale, ha posto l’accento, definendole «precorritrici», sulle idee di Ardito sul dramma.
Ha concluso i lavori il professor Raffaele Gaetano che ha spiegato il perché un autore per molti versi «originale» come Ardito sia andato incontro a un’ingiustificata damnatio memoriae. Interessante anche il suo ragionamento sulla concezione arditiana della critica come strumento di «completamento» dell’opera d’arte, il che ne ha fatto, secondo l’autore del saggio, un precursore della celebre teoria dell’«Opera Aperta» di Umberto Eco.