Mario Perrotta è un artista paolano, un pittore che ha reso familiare lo stile che reca il suo tratto, fatto di personaggi, colori e spazi bianchi, luci e ombre uniche nel loro genere.

Reduce da un intervento chirurgico che ne ha in qualche modo limitato l’espressività verbale, nella sua trentennale attività ha partecipato ad una miriade di concorsi e rassegne, sia nazionali che internazionali, dalle quali è sempre tornato con premi e riconoscimenti che, invece, faticano ad essergli tributati nella sua città, dove pare che nessuno abbia interesse a valorizzare l’arte dei maestri locali.

Di recente, Mario Perrotta è stato inserito nel volume di Pasquale Di Matteo:  “I veri artisti contemporanei”; edito da Youcanprint e disponibile presso tutte le migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, Hoepli).

Proprio Di Matteo, scrittore, critico d’arte e opinionista, parlando dell’artista paolano, si è così espresso: «nelle opere di Mario Perrotta spiccano tetti spioventi che puntano al cielo, dettagli dorati, note musicali e musicisti, nonché santi, in particolare San Francesco di Paola, protettore della sua città. Elementi che manifestano la devozione a Dio dell’artista. E proprio il legame di Mario Perrotta con la spiritualità e la religione è il motore che fa vibrare la sua espressione artistica. Attraverso colori vivaci e una costruzione paesaggistica che non si ferma al mero senso visivo, ma punta a rielaborare l’immagine enfatizzando l’essenza e l’anima, Perrotta cattura la luce e la trasforma in lettere dell’alfabeto con cui costruisce la sua particolare grammatica del colore.

Quando nelle opere viene introdotto l’elemento figurativo, quasi sempre si tratta di persone immortalate ad abbracciarsi o intente ad ammirare un panorama, se sole. Con tale espediente, Perrotta rafforza l’attaccamento alla sua terra, ai valori familiari, ai sentimenti, ma anche al divino e al suo creato. L’artista enfatizza colori luminosi, come il bianco, il giallo, i toni d’azzurro ma anche cromie come il blu e il rosso. Ciò denota l’apertura al cambiamento, nella speranza e nell’abbraccio divino, ma anche il desiderio di ricondurre l’uomo alla parte più meditativa di è, al ragionamento. Per Mario Perrotta la vita è come uno spartito, una musica che può scivolare allegra o farsi drammatica a seconda delle mille dinamiche della quotidianità. Proprio come la sua arte, attraverso cui veicola le impressioni, i sentimenti e le speranze di un uomo che sa interpretare il suo tempo con spirito critico, ma con gli occhi rivolti all’orizzonte».

L’ultima kermesse cui il Maestro Mario Perrotta ha preso parte è stato l’International Prix, Trofeo Leone d’Oro per le arti visive, tenutosi a Venezia lo scorso 22 Aprile, dal quale è giunto l’ennesimo riconoscimento, .

Ancor prima di queste importanti attestazioni, l’impegno di Mario Perrotta in occasione del 700° anniversario dalla morte di Dante Alighieri, è stato così tratteggiato dallo storico e critico d’Arte Giorgio Gregorio Grasso: «Noto per il realismo spesso affiancato ad elementi surreali dei suoi lavori, Perrotta riesce ad interpretare la realtà con un abilità pittorica che lo rende ormai riconoscibile. Ha partecipato a molte importanti esposizioni, fra le quali ricordo “L’Arte ai tempi della biennale di Venezia” a Palazzo Zenobio-Venezia, sede biennale. L’opera rappresenta Dante e Virgilio nel girone dei Violenti contro se stessi. I peccatori vengono trasformati in piante. Si tratta di un’ottima composizione assolutamente rispondente al dettato dantesco». L’opera è stata inserita nel volume de “La Divina Commedia.

Quindi, altri riconoscimenti, dall’inserimento nella stesura del volume dedicato all’arte dal prof. Rosario Pinto (storico e critico d’arte), nonché il conferimento, a Comiso in Sicilia, del “Grand Prix d’Arte” dedicato all’opera di Francesco Giombarresi, il pittore contadino. A questi si aggiungono anche il Riconoscimento Internazionale quale Patrimonio della Cultura e Arte tributato a Perrotta in quel di Palermo (Comune di Mezzofuso) , e l’invito a prendere parte anche a mostre in estremo oriente (presso il BAAC di Bangkok, in Thailandia).

In conclusione, adoperando le parole di Vittorio Sgarbi: «All’artista Mario Perrotta: Io più di altri critici in Italia, mi sono spinto ad applicare un metodo che in Francia ha una lunga tradizione nei Salons des Refusés, nei quali fu possibile riconoscere, in tempi meno difficili e meno “affollati”, artisti come Manet e Gauguin. Ora ho preso visione di migliaia di proposte, ben sapendo che altrettante e più non si rivelano o hanno altri, diversi canali. Il progetto “Collezione Sgarbi”, ne seleziona alcuni, come una costellazione in un firmamento in continua espansione.

Il diritto di esistere per un artista, significa la possibilità di uscire dall’anonimato del suo studio. Per riuscirci non basta una semplice mostra, serve anche qualcuno di autorevole che abbia la voglia di scoprirne le potenzialità e prenderlo sotto la sua ala protettrice, capace di saper descrivere al pubblico l’essenza del messaggio di ogni singolo artista. La scelta del suo lavoro per la mia raccolta delle stampe e disegni, attesta la valenza del suo operato e il costante impegno artistico. In un’epoca segnata dal tentativo di assegnare un prezzo a tutto e tutti e un grado di spendibilità sul mercato, la collezione dartye ritorna ad essere il mezzo attraverso cui le opere riacquistano il loro reale valore, senza “prezzo” e senza tempo».