I giovani fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, non appena vennero a conoscenza di un rivolta popolare in Calabria, si muovono dalla loro base a Corfù e il 16 giugno sbarcarano con altri diciassette compagni, alla foce del fiume Neto. Il 20 giugno vennero però arrestati a San Giovanni in Fiore. Attilio ed Emilio Bandiera, di fede mazziniana, pensavano di incoraggiare e sostenere l’insurrezione nel Meridione d’Italia ma la popolazione non li seguì. Così la spedizione si risolse con la fucilazione dei due giovani patrioti.

Credevano fortemente nell'unità e nella libertà dell’Italia. Nel 1841 fondarono la società segreta Esperia, che posero alle dipendenze di Mazzini. Denunciati dal delatore Tito Vespasiano Micciarelli, i Bandiera si rifugiarono a Corfù. Convinti che l'iniziativa italiana doveva venire dal Mezzogiorno, saputo di un moto a Cosenza, la notte dal 12 al 13 giugno 1844, incuranti del divieto di Mazzini, si imbarcarono a Corfù con pochi compagni e sbarcarono al tramonto del 16 giugno alle foci del Neto.


Traditi già prima della partenza da Domenico De Nobili, i Fratelli Bandiera con i loro compagni furono fatti prigionieri a S. Giovanni in Fiore (20 giugno); condannati a morte, furono fucilati il 25 luglio presso Cosenza. Finì così il sogno di libertà di due giovani patrioti. La Calabria perse un’occasione storica senza pari, i traditori vinsero. Ma il sogno di unità nella libertà non sarebbe morto con la fucilazione dei Fratelli Bandiera nel Vallone di Rovito.


*Franco Laratta