La Testa del Sele, un’opera scultorea bronzea a cera persa di considerevole pregio, è in esposizione al Museo archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia fino al 17 ottobre. Nel sito, posto all’interno del Castello Normanno Svevo, sarà possibile ammirare il reperto proveniente dal Museo archeologico nazionale di Paestum. L’opera è stata infatti prestata, in un rapporto di reciprocità, al museo vibonese “in cambio” del suo pezzo più stimato: la Laminetta Aurea di Hipponion.

 

Si tratta di una lamina orfica, ritrovata in una tomba dell’antica Hipponion (Vibo Valentia) e risalente al IV secolo a.C, essa rappresenta un’importante testimonianza del culto delle religioni misteriche in Calabria, forse già in uso prima dell’arrivo dei greci. Si tratta di un reperto unico per lo stato di conservazione in cui ci è pervenuto. Altri esemplari sono stati ritrovati in Calabria, in Tessaglia e a Creta. La lamina di fianco a quella di Petelia, esposta all'interno della mostra “l’immagine invisibile”,  possiede una fama di respiro internazionale e sarà esposta in occasione del 50° anniversario dal rinvenimento della Tomba del Tuffatore.

!banner!

Secondo alcuni studiosi, la Testa del Sele, capolavoro virile e barbato, è un’opera destinata a commemorare la vittoria dei Romani su Spartaco (compreso tra la seconda metà del IV sec. a.C), secondo altri la sua origine è datata ad un periodo antecedente, all’epoca romano-greca (seconda metà del I sec. a.C. – prima metà del I sec. d.C.).