C’è un’antica leggenda che si perde tra le pieghe della storia e trova ambientazione in uno dei punti più suggestivi della Calabria.

Siamo nel Parco Nazionale d’Aspromonte, a cavallo tra i territori di Careri e San Luca, zona aspra, fatta di rocce e vallate, di pastori e selve inaccessibili. Qui sorge l’ennesimo primato della nostra regione: Pietra Cappa, il monolite più grande d’Europa, 140 metri d’altezza per 4 ettari di espansione.

L’immenso blocco granitico deve il nome a una delle sue numerose particolarità: "cappa" starebbe ad indicare una coppa rovesciata, proprio perché all’interno risulta cavo.

 

Ma gli aspetti più interessanti legati a questo luogo rimandano a un’antica leggenda, ricollegabile, addirittura, a Gesù. Qui, infatti, il Messia si sarebbe recato in compagnia dei discepoli, durante le sue predicazioni, chiedendo a ognuno di essi di raccogliere dei massi per penitenza. Pietro, per non affaticarsi troppo, raccolse un solo ciottolo e, quando Gesù trasformò i grossi minerali raccolti in fumanti pagnotte, capì la lezione e lasciò lì quel piccolo sasso a ricordo del proprio errore. Sfiorandolo poi con un dito, lo fece lievitare fino a fargli assumere le dimensioni attuali.

 

Ma l’opera del custode del Paradiso non si concluse così: una volta ricevute le chiavi dal Signore, decise di imprigionare nelle cavità del monolite la guardia che aveva schiaffeggiato Gesù davanti al Sinedrio, provocandone una furia che sfogherebbe ancora oggi con terribili colpi sulla roccia e urla strazianti, avvertite dagli ignari visitatori che si avventurano tra miti e leggende aspromontane.