Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
L’accendino. Un oggetto comune. Pratico e semplice da mettere in funzione. Ma non per tutti. Non per Rosario, che ha bisogno di aiutarsi con l’altra mano per far scoccare la scintilla. È questa la disabilità: compiere gesti comuni, ma con maggiore sforzo, con maggiore impegno.
La differenza tra “libertà del fare” e “volerlo fare”, perché il corpo non reagisce ai comandi come dovrebbe. Rosario Rito è di Vena di Ionadi (Vibo) ha 59 anni e convive con la sua disabilità, paresi spastica, sin dalla nascita. E l’ha accettata da tempo ormai. Ciò che proprio non riesce ad accettare è invece la diffidenza delle persone che si definiscono “normali”. Quelle persone che trattano la diversità come se fosse una malattia.
In un libro, Rosario racconta la sua vita, le difficoltà, le conquiste. Non a caso il titolo è “Labirinto”, perché è come un labirinto che vede il suo corpo e la sua quotidianità, che gli mette dinnanzi sempre nuovi ostacoli da superare, nuovi rompicapi da risolvere per trovare la strada e riuscire a fare le cose che gli altri, i “normali”, danno per scontate, come far brillare la fiamma di un accendino.
Un libro autobiografico e liberatorio. «Ce l’ho fatta», grida alla platea che assiste. Lo fa non perché avesse qualche dubbio di riuscirci, ma per evidenziare con ironia quanto possa essere difficile essere “normali”. Aiutato dall’assessore regionale al Welfare, Federica Roccisano, mette in pratica l’esempio riportato sulla copertina del libro. Una piccola prova che è una grande lezione sul mondo dei disabili e sull'essenza della disabilità.