In un periodo storico caratterizzato dalla quasi totale assenza di vocazioni, a Corigliano-Rossano, in contrada Maviglia sulle alture della Sila Greca, accade che apre un nuovo convento. E non è nemmeno un convento come gli altri ma un monastero di clausura femminile delle monache agostiniane dell’eremo di Lecceto, dedicato al santo di Ipponia. La nuova badìa, che è sorta sui ruderi di quello che fino agli anni 80 del secolo scorso ha accolto il seminario estivo della diocesi di Rossano-Cariati, è stata inaugurata nel corso di una intensa e partecipata cerimonia religiosa presieduta dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano, nel giorno in cui la Chiesa ricorda proprio la memoria di Sant’Agostino.

 

«Il cuore è in festa perché stiamo vivendo una significativa esperienza di fraternità – ha detto il presule durante la sua omelia - nella quale ci ritroviamo con gioia attorno alle care monache agostiniane. La festa di S.Agostino – ha aggiunto - ci avvolge con tutta la sua ricchezza, imprimendo a questa celebrazione un vigore, colmo della passione e della forza di un uomo, di un credente, di un pastore che ha ricercato la verità, la fonte dell’eterno amore e da esso si è lasciato travolgere».

 

Esperienza monastica partita nel 2009

Il presule ha poi ricordato i passaggi salienti che hanno portato alla costruzione del nuovo convento. «Abbiamo benedetto questo luogo ricco di una memoria importante per la Chiesa rossanese; spazio di umanità e di fede, dove generazioni di credenti si sono avvicendati in diverse esperienze ecclesiali». Una lunga storia che parte nel lontano 19 giugno 2009, quando la prima comunità di monache dell’eremo di Lecceto si insediò nella casa della Madonna del Buon Consiglio, un rifugio provvisorio che sarebbe diventato presto un protomonastero che per i dieci anni a seguire ha accolto centinaia di fedeli in cerca di speranza, meditazione e conforto. Nel cuore delle monache, di Madre Maria Carmela, di Madre Monica, di Suor Lucia, Suor Elisa, Suor Clara, la più giovane comunità in Italia votata alla vita contemplativa, germogliava il sogno di realizzare una nuova, vera badìa (Ritorno alla fede, in Calabria il primo monastero femminile del terzo millennio).

 

Dieci anni di sogni e sacrifici che ieri si sono concretizzati con la cerimonia di benedizione della nuova struttura. Un vero e proprio convento che nella sua vita ascetica sarà aperto alla comunità. «La montagna di Rossano – ha ricordato Satriano - torna ad essere abitata da quella vibrante ricerca di Dio che, più di 1200 anni fa, rese gravide di fede queste contrade della Calabria - mi riferisco all’esperienza cenobitica del monachesimo basiliano». Qui in quella che fu la terra di San Nilo, di San Bartolomeo da Simeri e del monaco Efrem «la presenza delle monache agostiniane ci consegna, ancora una volta, la possibilità di rinascere dall’alto, attraverso la contemplazione, il silenzio e l’ascolto».

 

Il ruolo dell’ordinario d’Italia Marcianò 

A concelebrare la cerimonia religiosa di benedizione ed inaugurazione del nuovo Monastero di Sant’Agostino, insieme ai vescovi di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito, di Mileto-Tropea-Pizzo, mons. Luigi Renzo, e al nunzio Apostolico mons.. Antonio Lucibello, ieri, c’era anche l’ordinario militare d’Italia, mons. Santo Marcianò, che ai tempi della sua pastorale alla guida della chiesa di Rossano-Cariati avviò il cammino per ospitare la comunità delle monache agostiniane e favorire, così, la nascita del nuovo monastero.

 

Un luogo punto di riferimento per i laici

Un complesso claustrale, dicevamo, che sarà un luogo contemplativo ma aperto anche alle esperienze di fede del laicato. Già perché la zona in cui sorge il nuovo convento è stata da sempre luogo di condivisione cattolica. È stato questo il luogo che per anni ha accolto generazioni di novizi, sacerdoti e vescovi della grande diocesi di Rossano-Cariati ed è stato questo il punto di riferimento per tantissimi giovani dell’Azione cattolica e del movimento scautistico calabrese.

 

«Proseguiremo ed intensificheremo quel bellissimo rapporto di collaborazione che in questi dieci anni ha visto la comunità delle monache agostiniane integrarsi con il mondo laico diocesano». A dirlo è il segretario della consulta diocesana delle congregazioni laicali, Salvatore Martino. «Quella delle agostiniane è una comunità che a livello universale lavora con i giovani ed il loro operato nella nostra diocesi, in questi anni, è stato votato anche a questo. Sono donne di fede attentissime ai problemi contemporanei, ai problemi dell’uomo. Non sono avulse dalla realtà. E sono convinto che il loro operato da oggi, grazie all’operatività di questo nuovo monastero, sarà ancora più persistente sia nel coinvolgimento delle aggregazioni giovanili sia nella valorizzazione dell’esistenzialità».