L'autore del saggio, il nipote Paolo Marraffa, ripercorre la vita della donna che «per 40 anni ha camminato nella chiesa e per la chiesa»
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Di Rosaria Giovannone
«Cosa significhi vivere il Vangelo e impregnare la propria vita sulla Parola di Dio. Questo mi ha trasmesso mia nonna». È lapidario Paolo Marraffa nel descrivere la sua cara nonna, Maria Marino. A distanza di un anno dalla scomparsa il nipote ha voluto ripercorrere la vita della donna attraverso le pagine di un libro “Muori e vivi per Gesù” che ricostruisce l’amore che ha riversato nella sua vita, riflesso di un amore più grande, quello per il Signore e la sua Parola.
Come nasce il desiderio di scrivere questo libro?
«Ho sentito il bisogno di raccontarla, non volevo tenere per me la bellezza di un pezzo di storia che grazie a lei ho vissuto. L’amore che lei è stata capace di darmi, sin da quando ero bambino, non poteva restare nascosto. Volevo e diffondere l’amore grande che nonna ha trasmesso non solo a me, ma ogni uomo e donna che incontrava. Lei era espressione tangibile dell’amore che Dio ha verso le sue creature».
E perché dico questo? Il 7 Maggio del 1978 una Luce... La Madre della Redenzione. Il mondo ha dimenticato la Parola di Mio Figlio Gesù. Vuoi ricordarla? Mia nonna ha detto sì e da quel giorno, per 40 anni, si è dedicata interamente al Signore consumandosi nella sua Parola. Questo lo ha condotta a rinnegare se stessa, a prendere ogni giorno la croce e a servire ogni uomo che Dio ha posto lungo il suo cammino. Tutto in obbedienza alla Chiesa.
Sua nonna ha vissuto molte tribolazioni a causa di questa chiamata, ma è andata avanti senza arrestare, lo dicevi per 40 anni ha camminato nella chiesa e per la chiesa…
«Sì, nonna amava molto la chiesa. Ci esortava sempre a lavorare nella vigna del Signore. Nel libro racconto che grazie a lei ho iniziato a lavorare in parrocchia. Lei ci diceva sempre di aiutare i sacerdoti, di ascoltarli e che il Signore era contento se lavoravamo nella sua vigna. Il suo è stato un lungo cammino ecclesiale durante il quale è stata incoraggiata da molti Vescovi e, anche se non è ho avuto esperienza diretta, lo stesso Santo Padre Giovanni Paolo II, in occasione di un pellegrinaggio a Roma (agosto 1987), le disse: “Date una nuova anima al mondo”. E così col tempo i miei occhi hanno visto tanti uomini e donne di buona volontà che hanno creduto nella sua particolare chiamata – nonna aveva anche il dono della lettura del cuore, il Signore parlava e lei riportava, e tante volte ho visto persone mettersi in cammino dopo una sua parola -. Era bello vedere un popolo di Dio che con zelo, gioia, tanta fede faceva tesoro dei suoi insegnamenti e cresceva – nonna ogni lunedì nella chiesa di Santo Janni proferiva le parole di esortazione che ricordavano la Parola di Dio e Padre Costantino, il teologo che il Signore ha posto al suo fianco, le spiegava».
Perché afferma “Padre Costantino, il teologo che il Signore ha posto al suo fianco…”
«Mia nonna mi raccontò che dopo aver ricevuto la chiamata di ricordo e annuncio della Parola del Signore era molto preoccupata perché in questa missione ardua aveva bisogno di un sacerdote che spiegasse la Parola: “Un giorno Gesù mi disse di andare al Conventino, in Catanzaro, e di chiedere di Padre Costantino, e così feci”, mi disse. Come racconto nel libro, e non voglio svelarvi altro…In quell’occasione ci fu un miracolo e da quel giorno Monsignore Di Brunocamminò accanto a lei al servizio della Chiesa: lei parlava e lui spiegava. Il Signore esaudì il suo desiderio per completare la sua opera di annuncio che ha avuto inizio attraverso una donna umile, un docile strumento nelle mani di Dio che non voleva nulla togliere o aggiungere al Vangelo.
E nel corso degli anni sua nonna, come scrivi nel libro, ha mostrato il volto bello della Chiesa facendosi piccolo strumento nelle mani di Dio…
«Assolutamente sì. Lei era tutta da Dio e dalla Sua Parola che cercava di mettere in pratica ogni giorno con spirito di servizio, carità, ne faceva tanta, obbedienza, abnegazione di sé, fede e tanto amore. Lei faceva bene ogni cosa: era mamma, moglie, nonna, consacrata laica dopo la morte di nonno Paolo. Non era manchevole in nulla. Riusciva in ogni cosa perché pregava tanto e credeva tanto nell’Eucarestia, ci invitava sempre a cibarci del corpo e sangue di Cristo. Sin da quando era piccolo mi insegnò a recitare il Padre nostro con fede, con la certezza che il Signore mi avrebbe ascoltato ed avrebbe esaudito ogni desiderio, se giusto e santo per me, a tempo opportuno. Nonna mi invitava a non stancarmi se la grazia tardava ad arrivare: “I tempi del Signore Paolo non sono i nostri tempi… Abbi pazienza!”. Imparai così a pregare, a elevare il significato di quanto recitavo dopo un segno di croce: smisi di intendere la preghiera come un misero strumento di futili richieste, era il mezzo con cui aprivo tutto il mio cuore al Signore, nelle mie debolezze, nelle mie gioie, nelle mie ansie e preoccupazioni. Era il momento in cui, un po’ più adulto, chiedevo forza nella tentazione, nelle piccole tribolazioni, nelle umiliazioni e nelle sofferenze che cerco di vivere come faceva nonna Maria».
Cos’era per sua nonna la sofferenza?
«Nonna la offriva perché mi diceva che se vissuta in Cristo e offerta con fede e gioia poteva servire per la conversione di molte anime. Lei infatti non si lamentava mai… Eppure soffriva molto, sia nel corpo che nello spirito. Negli ultimi anni della sua vita la sofferenza era aumentata, non camminava più e, dal 2013, non poteva neanche essere presente agli incontri, ma non ha mai smesso di amare».
Quanto le manca?
«Tanto, ma posso dirti che avverto la sua presenza e protezione oggi, più di ieri. Sono certo che lei sia presente e spero di poter trasmettere attraverso il mio scritto un pizzico dell’amore che ha dato, del servizio che ha offerto per rendere bella la casa del Signore. Continuerò a parlarne. Per chi volesse leggere il libro, edito Gigliotti, è disponibile su Amazon».