Storia, mito e fede in un unico, suggestivo luogo affacciato sullo Jonio. È forse l’armoniosa convivenza tra questi tre elementi che rende così speciale e unico il promontorio di Capo Colonna, che ospita l’omonimo Parco archeologico. Oltre 40 ettari di tesori del passato non ancora completamente esplorato: solo il 30% dei reperti sarebbe stato, ad oggi, portato alla luce. Un sito tra i più importanti e noti ma anche tra quelli «conservati meglio per quanto riguarda la costa ionica» e che «non contiene solo attestazioni di età greca, classica ed ellenistica, ma anche testimonianze della sua fase romana, per lo più strutture pubbliche e private di quell’epoca» spiega l’archeologa Chiara Capparelli.

Il tempio di Hera

Qui sorgeva l’antico tempio dedicato ad Hera Lacinia, di cui oggi sopravvive solo una colonna, divenuta simbolo di questo luogo. «Il Parco archeologico – prosegue l’esperta - è stato ideato in modo da ricostruire l’atmosfera che si viveva nel momento in cui si giungeva nei pressi del promontorio. Quindi, si apre con l’attraversamento del bosco sacro, un’area verde dedicata alla divinità, per poi entrare, attraverso le mura di epoca romana, al santuario vero e proprio, dove troviamo sia delle strutture adibite all’accoglienza dei pellegrini e poi le strutture sacre, tra cui spicca ovviamente il tempio dedicato ad Hera Lacinia».
Quell’edificio sacro venne eretto nel V secolo a.C. sul promontorio perché «Crotone e Capo Colonna, in particolare, erano un punto importante nello snodo della navigazione e avere un santuario che accogliesse genti provenienti da diversi luoghi era fondamentale». Senza contare che «il tempio richiamava ovviamente diverse persone ed era divenuto anche un importante luogo di aggregazione per il territorio».

Il santuario mariano

Di epoca decisamente più recente rispetto ai resti antichi, sul promontorio sorge anche il piccolo santuario mariano, dedicato alla Madonna di Capo Colonna, a cui ogni crotonese è profondamente devoto e meta ogni anno, nel mese di maggio, di un caratteristico pellegrinaggio notturno: «In un certo qual modo ha assorbito e accolto quelle che erano le prerogative di Hera, nel suo essere liberatrice e nel suo accogliere anche i pellegrini. Prerogative che oggi ha la nostra Madonna di Capo Colonna, che annualmente accoglie i fedeli nel suo piccolo santuario».

I personaggi del mito

Ad aleggiare su questo panoramico promontorio, non solo rappresentazioni storiche del passato ma anche curiose suggestioni mitologiche: «Sappiamo che Enea, nel suo viaggio che lo condurrà nel Lazio, sosta per un breve periodo a Capo Colonna, dove le fonti ci dicono che abbia donato una bellissima coppa alla dea». Proprio per questo, Crotone è da poco entrata a far parte della Rotta di Enea, un percorso culturale legato al viaggio del mitico eroe che si snoda tra storia e leggenda attraverso il Mediterraneo. Ma ci sono altri personaggi appartenenti al mito che sarebbero passati da questi luoghi: «Abbiamo l’immagine di Eracle, ma anche riferimenti a Teti, la madre di Achille, che addirittura avrebbe donato il bosco sacro alla dea».

Il Museo

Adiacente all’area archeologica, sorge il Museo archeologico nazionale di Capo Colonna, che custodisce i reperti venuti alla luce con gli scavi, quelli dell’antico tempio e quelli recuperati dai relitti in fondo al mare (alcuni dei quali in piena Area Marina Protetta Capo Rizzuto, da ammirare nei percorsi di archeologia subacquea). Il famoso Tesoro di Hera, che annovera il bellissimo diadema aureo e altri oggetti preziosi, è invece custodito nel Museo archeologico nazionale di Crotone, che si trova nel centro storico della città.

Luogo identitario prima che turistico

Sebbene quell’unica colonna rimasta ancora in piedi non “valga” forse quanto un tempio integro, come quelli che è possibile ammirare in molte zone dell’Italia meridionale, «visitare il Parco archeologico di Capo Colonna è un’esperienza mistica, crea suggestioni. C’è quell’aria sacra che si percepisce nel momento in cui si entra all’interno del Parco e poi quando si arriva ai piedi della colonna ci si può semplicemente emozionare. Io ho visto persone commuoversi davanti alla colonna, guardando semplicemente il paesaggio che l’avvolge».

Insomma, un luogo piuttosto affascinante dal punto di vista turistico, ma molto caro – e frequentato - anche dagli stessi crotonesi che qui si riappropriano della loro identità: «La colonna così come la Madonna di Capo Colonna si fondono e sono parte integrante di ogni crotonese, non ce n’è uno che non desideri di rivederle ancora e ancora, portandole anche come vessillo nel mondo per ricordare la nostra città».