L'artista vibonese: «Per troppi anni siamo stati privati di una risorsa che appartiene alla storia ed alla cultura della nostra città»
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In occasione di interventi artistici e spettacoli che avranno luogo a Vibo Valentia già nel mese di dicembre e si concluderanno tra febbraio e marzo del 2024 incontriamo Enrica Candela regista e coreografa che ci racconta che saranno realizzati diversi momenti della “Installazione (IM)mobile” tratti dalla rappresentazione di “un Sogno dentro un Sogno”. Gli interventi e lo spettacolo saranno realizzati dal giovane gruppo calabrese New Creation Veip Dance Calabria da lei diretto. Viene proposta una tematica legata alla ricerca dell'identità e della memoria, al ricongiungimento con la natura e l’arte come salvaguardia dei valori che ogni essere umano deve mantenere, ai sentimenti più profondi e veri dell’essere umano per trasmetterli alle nuove generazioni e costruire un domani migliore.
L'impegno nel settore culturale
Tale percorso, caro all’artista, è già presente nelle sue produzioni sin dagli anni 90 anni in cui si preoccupò di recuperare il bando sull’istituzione dei teatri, emanato dal Ministero dei Beni Culturali (oggi Mic), lo portò a Vibo Valentia proponendolo alla presidente della Inner Wheel, Cesella Gelanzè, che lo sostenne con diversi incontri, ed al senatore Franco Bevilacqua che fu poi il promotore del primo finanziamento ottenuto per la realizzazione del teatro di Vibo Valentia. In base a questo viene spontaneo domandarle dopo tanti anni di ricerca, di resilienza e sostegno alla regione ed al territorio, quale è stato allora e qual è oggi il suo sogno? Ancora, le domandiamo lei è stata membro del Ministero dei Beni culturali nella Commissione consultiva per la danza dopo negli anni 2000 quindi molto prima nel 90 si preoccupava del territorio travolta da questo amore per l’arte e per la cultura della sua città? Inoltre, cosa pensa oggi dell’apertura, ormai prossima, del teatro della città di Vibo Valentia?
Una passione lunga una vita
«Il mio sogno non è stato uno solo – racconta -, nonostante l’età, ancora oggi ho molti e tanti sogni nel cassetto. Uno di questi è quello di portare avanti un gruppo di giovani artisti calabresi che si muovano nel mondo per raccontare la nostra storia, le nostre tradizioni e leggende, la nostra importante ed antica cultura, le nostre bellezze archeologiche, storiche. Di creare una narrazione dei sentimenti che ci contraddistinguono e che ci ripropongano universalmente per quello che siamo. La seconda domanda trova già risposta nella prima – prosegue - ho sempre coltivato sogni. Aggiungo però che sono stata fortunata e debbo per questo ringraziare la mia famiglia fatta di un padre sognatore, sensibile ed amante del bello, di una madre amante della cultura, del teatro e della musica, di uno zio, Michele Ajello, raffinato pensatore intellettuale anche lui amante dell’arte e del teatro. Ancora i tanti cari amici che certamente, più grandi ed importanti di me, mi hanno sempre ascoltata, sostenuta, sollecitata e spronata. Le persone importanti con cui ho lavorato. Il mio pensiero va a quelli di loro che oggi non sono più con noi».
Il teatro di Vibo
«Un altro sogno? È quello di godere, nella mia città, di rappresentazioni teatrali di prosa, di opera lirica, di danza, di musica. Sia rappresentazioni classiche che contemporanee ma tali da creare quel distacco che allo stesso tempo unisce e rafforza il legame tra le persone, con la realtà ed i sogni che ognuno di noi ha. Per quanto riguarda il teatro di Vibo la parola che spontaneamente mi viene da dire è : finalmente! Un sogno che si realizza. Per troppi anni siamo stati privati di una risorsa che appartiene alla storia ed alla cultura della nostra città che, anche attraverso tale perdita intesa come sistema e meccanismo pulsante di valori, conoscenze e produttività, si è ritrovata in uno stato di disgregazione dei valori associativi, propulsivi e costruttivi. Non voglio parlare del vecchio teatro la cui triste storia è conosciuta e neppure degli spettacoli ed eventi che hanno avuto luogo presso il cinema teatro Valentini struttura che l’allora sindaco Elio Costa aveva tentato per lungo tempo inutilmente di recuperare».
Fare rete
«L’iter del teatro sembra una “storia senza fine” in cui sorgono continuamente problemi legati alla realizzazione e conclusione dei lavori, a permessi ed agibilità, ad improvvise problematiche di ritardo ed ostruzione, difficoltà economiche e di realizzazione di una gestione seria, competente e professionale. Ancora, in questa situazione di stallo ineluttabile, vi sono e nascono continuamente gruppi di persone, di amatori “amatoriali” che senza conoscere ed avere idea delle problematiche reali a cui è sottoposta l’istituzione comunale, unica designata a tale realizzazione ed apertura, si ergono a detentori di loro idee e conoscenze indicando, proponendo alternative e proponendosi. Una grande confusione che destabilizza tutti noi e, credo anche, l’istituzione comunale ed il sindaco l’avvocato Maria Limardo che dovrebbero, invece, essere stimolati e sostenuti in maniera seria e non anteponendosi. Una confusione che ci presenta al mondo come incapaci di fare rete, quella vera, necessaria per costruire».
Il teatro condiviso
«Se mi chiede qual è la mia idea di “un teatro nella nostra città”, rispondo che è quella di un teatro condiviso, di un teatro aperto, luogo d’incontro e importante punto di riferimento. Uno spazio culturale polivalente, un punto di riferimento territoriale inserito in un sistema attivo aperto alla partecipazione di tutti, un punto di aggregazione che guarda, con particolare attenzione, al mondo della scuola, al mondo dei ragazzi ed in cui si intensificano le proposte culturali adatte alle nuove generazioni. Un'apertura al territorio, un luogo in cui l’accesso è semplice e partecipato, dall’atmosfera informale. La sala teatrale dovrebbe essere a disposizione anche degli artisti della città, del territorio e della regione ed ospitare rassegne ed eventi teatrali, laboratori artistici, incontri sull’arte, saggi, presentazione di libri, workshop, laboratori di danza e di teatro. Appare evidente che alla base dovrà mantenere la sua origine tradizionale attraverso la fruizione di spettacoli di alto livello professionale dei diversi ambiti e settori artistici in modo che attraverso la visualizzazione si crei confronto e capacità critica, che sembra ovunque ormai “ahimè” sottesa o perduta. Ritengo che questa visione vada oltre l’attesa e vicina apertura del teatro, che sia un lavoro più lungo e complesso che sicuramente sarà con il tempo raggiunto. Tale visione è stata più volte esposta e comunicata alle diverse amministrazioni comunali che si sono succedute a Vibo Valentia. Alla amministrazione presente invio il mio prosit».