“Un manifesto politico, un grido di ribellione, un'analisi spietata”. È questo l’incipit della sinossi del nuovo libro di Pino Aprile, giornalista e saggista che ha fatto della sua battaglia meridionalista un obiettivo di vita prima ancora che professionale. “Meglio soli”, questo il titolo del volume scritto con il giornalista Antonio Luca Pepe, che ha un sottotitolo altrettanto esplicito: La secessione del Sud, stanco di essere colonia. Un libro che quindi ribalta la prospettiva di un Nord che non vede l’ora di disfarsi della zavorra meridionale, magari attraverso l’Autonomia differenziata, per condurre il lettore lungo i sentieri quasi inesplorati di un riscatto totale che veda il Sud ambire a una nuova autodeterminazione, consapevole e argomentata. “Vivreste in un Paese in cui i malati sono costretti a spostarsi in continuazione per farsi curare? – è la domanda retorica che pone il libro di Aprile e Pepe - In un Paese in cui mancano gli asili nido, le mense per il tempo pieno nelle scuole, i treni, gli aeroporti e le strade? Restereste in un Paese in cui politici e media vi chiamano ladri di risorse pubbliche, mentre lo stesso Stato, attraverso i suoi enti delegati al controllo dei conti, certifica che siete voi i derubati di cifre mostruose ogni anno, a favore di quelli che vi chiamano ladri?”. L’autore del bestseller Terroni e Pepe offrono in questo libro nuovi motivi per interrogarsi sulle ingiustizie perpetrate nei confronti del Sud da 160 anni ormai, cioè da quando l’Unità d’Italia è stata costruita sulle ricchezze di un Meridione allora altamente industrializzato ma - è la tesi - depredato e impoverito per consentire di spostare al Nord il baricentro produttivo del Paese.

“Meglio soli” arriva in libreria oggi, 12 novembre, «lo stesso giorno in cui la Corte Costituzionale esamina il ricorso di Puglia, Campania, Sardegna e Toscana contro la scellerata legge dell’Autonomia differenziata», spiega Aprile. «Non è stato fatto apposta, è una pura coincidenza – continua – ma le coincidenze sono il linguaggio degli dei».

Un libro, quello da oggi in vendita, maturato tra maggio 2021 e gennaio 2022, durante la direzione di Pino Aprile a LaC News24, come spiega lui stesso: «Tre anni fa, mi fu proposto di dirigere LaC, maggiore tv calabrese. Avevo chiuso con i giornali, dopo essere stato vicedirettore e direttore dei due maggiori settimanali italiani e aver fatto televisione in Rai con Sergio Zavoli. Non ero interessato a ricominciare, a meno che si potesse dare impronta marcatamente meridionalista all’emittente e il bacino di diffusione si estendesse all’intero Mezzogiorno. Ci fu accordo su questo (in meno di sei mesi la tv divenne nazionale) e accettai». Un periodo intensissimo, durante il quale «non mancarono pressioni fortissime sull’editore e una campagna di diffamazione contro di me», continua.

Tra le trasmissioni ideate e realizzate in quel periodo, c’era anche “Pnrr: scippo al Sud”, un programma che sembrava quasi aprire una finestra nel futuro, offrendo agli spettatori di LaC una inedita chiave di lettura che sarebbe diventata di dominio pubblico sulle pagine dei giornali soltanto anni dopo: «Chiamai Luca Antonio Pepe a farlo con me, per la sua straordinaria competenza. Eravamo in studio noi due soli, a sciorinare documenti inediti sui trucchi con cui erano stornati, da Sud al Nord, i duecento miliardi del Next Generation EU, che Bruxelles inviava all’Italia per ripianare il divario di opere pubbliche di cui soffre il Mezzogiorno, per scelte razziste dei governi italiani».

Poi, a scompaginare tutto, arrivò un grave malore. «La tensione era a livelli che pensavo di poter reggere – racconta Aprile - Ma ebbi un infarto. Mi portarono in tempo in sala operatoria e due splendidi cardiochirurghi giovani e terroni (lei 33 anni, di Reggio Calabria, lui 34, salentino), mi rimisero a posto. La trasmissione continuò, perché avevo registrato alcune puntate in anticipo. Tornato al lavoro, ripresi come prima. Gli attacchi sulla rete divennero pesantissimi e, con mia amara sorpresa, specie da parte di alcuni che ritenevo convinti meridionalisti e persino amici».
Il fato, però, era ancora in agguato: «Eravamo alla diciassettesima puntata di “Pnrr: scippo al Sud”, quando mi esplose una vena in testa. Rimasi semiparalizzato a sinistra, rischiai di morire o rimanere attaccato a una macchina, come vegetale umano. I neurochirurghi del policlinico Torvergata mi aprirono il cranio e fecero un ottimo lavoro, ma nemmeno loro immaginavano che sarei tornato a parlare e a camminare. Mi è andata bene (ci deve essere qualche santo che ama gli atei). Ma la mia avventura a LaC finì lì».

Sul tavolo, oltre ai dati d’ascolto, restava anche una montagna di materiale, molto del quale mai andato in onda. Da qui l’idea di assemblare tutto e dargli nuova forma in “Meglio soli”, appunto. «Questo libro è una tappa di svolta nel percorso del meridionalismo, come movimento e come singoli – spiega Aprile -. Ed è una “tappa di ritorno”, perché già alcuni dei principali padri nobili di questa disciplina (da Gaetano Salvemini a Guido Dorso, a Nicola Zitara), giunsero alla conclusione che la Questione meridionale potesse risolversi soltanto con la riconquista dell’autonomia territoriale, politica. Il Sud che possa disporre di sé e delle sue risorse, non più come terra e popolo “decisi” dal sistema economico del Nord che, complice il ceto “di servizio” meridionale, è interessato a concentrare investimenti e opere pubbliche solo nelle regioni padane».