Il prestigioso concorso “La parola che cura”, ideato da Sanofi Italia, consegna alla giornalista del network LaC il riconoscimento come miglior opera edita della sezione Narrativa. 131 i testi selezionati da una importante giuria presieduta da Gianni Letta. La soddisfazione dell'editore del network LaC Domenico Maduli
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Si è conclusa ieri sera a Palazzo Farnese, nella sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, la dodicesima edizione del Premio Letterario Angelo Zanibelli "La Parola che cura", prestigioso concorso ideato da Sanofi Italia che punta alla sensibilizzazione sociale attraverso la narrazione come mezzo terapeutico. Salute e cultura nucleo di un’importante edizione che ha visto trionfare, nella Sezione Narrativa, “Vite di cristallo” (Rubbettino Editore - 2023), l’ultimo libro della giornalista del network LaC Francesca Lagatta.
Complessivamente 131 le opere in concorso, suddivise in tre sezioni e selezionate da una giuria di professionisti in ambito medico e culturale presieduta da Gianni Letta. Tra questi, il ministro della Salute Orazio Schillaci, la senatrice Beatrice Lorenzin, già ministro della Salute, la senatrice Paola Binetti, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il direttore Farmindustria Enrica Giorgetti, Walter Ricciardi, professore di Sanità Pubblica all'Università Cattolica di Roma, ma anche note firme del giornalismo italiano come Candida Morvillo (Corriere della Sera) e Maria Latella (Sky TG24 e Radio 24).
Il premio Zanibelli
Il Premio Letterario “Angelo Zanibelli - La parola che cura” nasce nel 2013 per valorizzare la narrazione come strumento sociale e terapeutico. Fin dalla prima edizione, il Premio - nato in ricordo di Angelo Zanibelli, Direttore della Comunicazione e delle relazioni Istituzionali di Sanofi Italia - dà voce alle storie di pazienti e di chi se ne prende cura, nella convinzione che condividere l’esperienza della malattia sia già parte della cura. Opere focalizzate, dunque, sui temi della salute e della sanità. Intrecci particolarmente cari all’autrice, Francesca Lagatta, che già nel suo primo libro “Sanità Organizzata”, ci aveva abituato a una scrittura che riporta alla luce verità e pathos senza compromessi. Caratteristiche che ritroviamo anche nelle pagine di “Vite di cristallo” che racconta la storia di forza e di coraggio di Anna e di suo figlio, Emanuele De Bonis, morto a Scalea lo scorso anno all’età di 49 anni, a causa delle degenerazioni dell’adrenoleucodistrofia, malattia che lo ha costretto a letto per 41 lunghissimi anni.
“Vite di Cristallo” , un potente inno alla vita
Anna Cervati è una donna fragile nel corpo e forte nell'anima. Combatte per tutta la sua vita contro il destino avverso. Dapprima ha un'infanzia drammatica, segnata dal rapporto freddo e distaccato con la madre, poi vive un'adolescenza turbolenta a causa di un amore costellato di delusioni e tradimenti. Quando poi, finalmente, sposa l'uomo della sua vita, ancora giovanissima, rinunciando anche al sogno di diventare una modella, spera di poter vivere quella felicità inseguita da tempo e mai assaporata. Crede di averla raggiunta quando diventa madre di due bambini, voluti con tutte le sue forze. Il suo tempo scorre sereno in un piccolo paesino della provincia cosentina, mentre il chiasso dei pargoli che giocano nel salotto di casa riempie le sue vene di gioia. Fino a quando, un giorno, il primogenito sembra andare in trance per qualche secondo. Anna non lo sa, ma quello è il punto preciso in cui andrà all'inferno con un biglietto di sola andata. Emanuele, questo è il suo nome, si scopre malato di adrenoleucodistrofia e i medici, quando ha solo 8 anni, dicono ai suoi genitori che vivrà ancora per poco, tra atroci sofferenze. Ma Anna si oppone alla diagnosi con tutta la rabbia che ha in corpo. Da quel momento in poi spenderà ogni secondo della sua esistenza per strappare il figlio dalle grinfie della morte. Il loro diventerà un legame unico, simbiotico, che anima le pagine di questo libro e trascina i lettori nel loro mondo, intriso di solitudine, dolore, ma anche di amore sconfinato, che disintegra i muri del tempo e dello spazio. "Vite di cristallo" è un potente inno alla vita.
«Questo premio dimostra che la meritocrazia esiste ancora»
«Sono estremamente onorata di aver ricevuto questo premio - dichiara l’autrice, Francesca Lagatta-. Anche se io lavoro con le parole, per me è veramente difficile trovarne in questo momento per esprimere ciò che sento. Ma è doveroso ringraziare la signora Anna Cervati, per avermi affidato un pezzo della sua straordinaria vita, e la prestigiosa casa editrice Rubbettino per aver pubblicato la mia opera. Questa non è solo la mia vittoria, è la vittoria di Emanuele e di tutti coloro che non hanno voce, è la vittoria della mia Calabria. Questo premio dimostra che la meritocrazia in Italia esiste ancora, che si può partire da un paesino della provincia cosentina, Praia a Mare, e arrivare in alto solo con le proprie forze e con il proprio talento. Inoltre, nel corso del mio intervento, ho avuto modo di parlare di due progetti che mi stanno molto a cuore. Il primo è la realizzazione del film ispirato a "Vite di cristallo". Lo realizzerà il regista Giovanni Carpanzano, attualmente su Amazon Prime con il film "Il vuoto". Salvo imprevisti, le riprese cominceranno a maggio 2025. Il secondo progetto è la realizzazione di un centro per le cure dei malati cronici in Calabria, intitolato ad Emanuele. Non so come, non so quando, ma lo faremo».
Libri | Vite di cristallo diventa un film: il regista Giovanni Carpanzano porta sullo schermo la storia di coraggio di Emanuele De Bonis
La soddisfazione dell'editore Maduli: «Un risultato frutto di sogni e abnegazione»
«Il risultato raggiunto da Francesca è frutto di sogni, condivisione con la sua azienda sin dal primo giorno di scrittura, abnegazione al lavoro e poi il traguardo». Orgoglio e plauso nelle parole dell’editore LaC Domenico Maduli, che evidenzia come «tanti giovani giornalisti oggi fanno i conti solo con il dare e l’avere. Questo lavoro, invece, appartiene ad altre logiche, quelle che mirano a raggiungere la meta indistintamente.
Francesca Lagatta lo ha compreso bene e oggi sale su quel podio con me accanto e con il mio più sincero abbraccio di stima e affetto. Ora -conclude Maduli - porteremo questa opera in tour per farla conoscere a tutti. Perché, in fondo, molto del nostro lavoro è proprietà intellettuale di tutti».