«Siete seduti su una miniera d’oro ma a volte non ve ne rendete conto». Carlo Citter, professore di archeologia venuto apposta da Siena per studiare il Castello di Arena nell’ambito di un progetto che coinvolge Università e Comune, quasi non trova le parole per descrivere la grandezza del patrimonio calabrese. «Questa miniera d’oro non è solo la grandiosità storica e architettonica di questi siti, ma è tutto il contesto, il paesaggio nella sua complessità».
Il docente è in Calabria con altri colleghi archeologici per siglare un protocollo tra le Università di Siena e della Basilicata con il Comune di Arena, con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria. L’accordo, destinato ad avere come minimo durata triennale, consentirà una serie di indagini finalizzate a scoprire nella sua interezza il Castello di Arena, che risale all’XI secolo. Tante le vestigia, i reperti e le ricchezze che il sito contiene ma che non sono state ancora scoperte. Il progetto ha proprio questo scopo, con il contestuale obiettivo di valorizzare questi luoghi.
Oggi, per un sopralluogo prima della sigla ufficiale dell’intesa che avverrà domani, con Citter, ricercatore e professore di archeologia cristiana e medievale dell’ateneo toscano, c’erano anche il sindaco di Arena Antonino Schinella, il consigliere regionale con delega alla Cultura Michele Mirabello (la Regione ha in cantiere il finanziamento di un futuro museo, destinato ad ospitare reperti e strumenti di narrazione multimediale), il presidente del Gal Terre del Vibonese Vitaliano Papillo.


Il museo

Accanto a loro, studenti delle scuole del capoluogo e la delegazione di archeologi che supporterà il professor Citter nelle operazioni di indagine e scavo: Flavia Ricci, Cristian Barbisan e Chiara Valdambrini. Il sindaco ha espresso soddisfazione per il raggiungimento sia dell’accordo, che per l’impegno assunto dalla Regione: «Da anni siamo al lavoro per valorizzare questo sito – ha dichiarato Schinella -. Ed oggi mi reputo fortunato per essere riuscito a mettere insieme partner così autorevoli».
Il professor Citter, dal canto suo, ha sottolineato come questa operazione non sia finalizzata tanto al recupero di qualche reperto da esporre, ma sia teso alla valorizzazione dell’intero comprensorio: e pertanto, animerà politiche di inclusione, condivisione, apertura alla società civile, laboratori didattici, relazioni tra atenei.

 

Tesori da scoprire

«Quasi non si può comprendere fino in fondo il valore di questo sito - ha continuato Citter -, che pure fa effetto anche a chi non ha strumenti culturali particolari. Un luogo dalle tradizioni millenarie, ancora leggibili: un paesaggio le cui relazioni si sono interrotte da non più di 50 anni. Mi riferisco ad esempio ai terrazzamenti che circondano la fortificazione. Campi coltivati da secoli, in un territorio dove, da diecimila anni, l’uomo interagisce con la natura. Oggi – ha concluso – l’archeologia può contare su tecnologie estremamente avanzate: penso alla chimica, utilizzata per datare le malte, o agli studi di atenei inglesi per datare gli stessi terrazzamenti. Qui, si andrà a fare un percorso estremamente avanzato, sulla scia dei primi studi effettuati ad arena proprio dall’Università della Basilicata, prima ad indagare quest’area».

 

Il valore dei piccoli borghi

Sull’importanza di rilanciare il senso di appartenenza e valorizzare i piccoli centri, anche il consigliere Mirabello, al cui impegno si deve la messa a disposizione di risorse per l’istituendo museo. «La Regione in questi anni ha stanziato risorse enormi per i beni culturali – ha dichiarato – e lo ha fatto pensando al rilancio dei borghi. In questo senso l’operazione di Arena è un primo gesto concreto, al quale però dovranno seguirne altri, in un più ampio ed organico processo di valorizzazione reale del contesto, le cui enormi potenzialità sono sotto gli occhi di tutti».