VIDEO-FOTO | L’iniziativa, nata lo scorso luglio grazie all’intuizione di Adriana Castellotti Belvedere e all’impegno di un gruppo di volontari, sta facendo il giro del mondo. Tante le adesioni dei creativi che ricevono il materiale vergine e lo restituiscono ai vicoli dipinto (ASCOLTA L'AUDIO)
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Questa è una storia che comincia nel cuore di un borgo abbracciato dalle montagne del Savuto. Tra gli stretti vicoli in pietra, il cielo si riflette sui vetri delle finestre d'epoca con le cornici di legno. Le case hanno sempre le porte aperte, nessuno le spranga, qualche bottega resiste e per strada ci si saluta per nome, al massimo per soprannome.
Siamo nel borgo di Rogliano da qualche mese il borgo delle “tegole parlanti”. Il nome, evocativo, sembra il titolo di un racconto visionario di Roald Dahl. La piccola rivoluzione culturale inizia qui, a vicolo Annunciata, in una delle belle case antiche del posto, sopravvissuta al tempo e persino ai terremoti. A pochi passi, esiste ancora oggi il supermercato della famiglia Castellotti, che aprì i battenti molti decenni addietro e che fu il primo a inaugurare in Calabria portando la novità della grande distribuzione nel piccolo centro del Cosentino.
Spostiamo le lancette al presente. Nel luglio scorso, Adriana Castellotti Belvedere, durante i lavori di restauro della casa di famiglia, si ritrova con un tetto nuovo e tantissime tegole marsigliesi in avanzo. Di buttarle via non se ne parla proprio ed ecco che arriva l’idea. «Ho pensato: perché non trasformarle in qualcosa d’artistico?» racconta.
I bambini del posto vengono accolti nel vicolo Annunciata e cominciano a dipingere. L’effetto è sorprendente. Adesso che hanno quei colori così vivi, le tegole possono essere appese come quadretti alle pareti esterne di cemento. Poi ecco che il grigio su quei muri non sta più bene e arriva una pennellata di turchese che accende la viuzza e certi bidoni qualunque si trasformano in tavolini vintage di un bel rosso pompeiano. Come si dice: da cosa è nata cosa. Come un giardino molto amato di cui si ha cura, dai germogli iniziano a sbocciare dei fiori splendidi.
«Al coinvolgimento delle realtà artistiche locali è seguito il debutto sul web» racconta Adriana che insieme a un gruppo di volontari e amanti del borgo, sta portando il progetto in tutto il mondo. «Il meccanismo è semplice: abbiamo scritto un appello sulla pagina social “Rogliano Vicolo Annunciata”, una sorta di chiama alle arti per creativi d’Italia e non solo. A chi è interessato inviamo le tegole vergini che vengono dipinte e restituite. Ogni tegola racconta una storia ed è per questo che abbiamo pensato al nome “Tegole parlanti”».
L’idea di questo scambio d’artistici sensi è originale e unica e coniuga, in maniera straordinaria, un processo di valorizzazione architettonica con il puro estro. «Tanti artisti importanti hanno aderito al progetto e tanti altri vorremmo che si unissero a noi – spiega Adriana -. Chi vuole partecipare non deve fare altro che contattarci dalle nostre pagine social su Facebook e Instagram».
In pochissimi mesi la voce ha cominciato a girare e tutti cercano queste famose “Tegole parlanti”, una specialità roglianese doc. «Le spediamo in tutto il mondo. Abbiamo fatto invii a Città del Messico e anche in Francia. È un progetto nato anche per ridare vita a un borgo spesso abbandonato da tanti giovani che vanno in cerca di svaghi in città. Questo splendido posto ha subito, come tanti centri storici, i contraccolpi della crisi e la conseguente chiusure dei piccoli e preziosi esercizi commerciali che ne erano il cuore pulsante, io credo che tanto si possa fare e che la cultura sia la chiave per ridare luce e bellezza a posti che sono delle vere perle».
La casa di Adriana è diventata una open house, aperta a tutti, e ospita anche mostre pittoriche come quella del maestro Francesco Arabia in esposizione per tutto il periodo di Natale. «La mia porta è sempre spalancata. Io qui sono cresciuta – racconta con gli occhi che brillano d’emozione a ricordare i tempi dell’infanzia e della prima giovinezza – e sono stati degli anni splendidi. Ogni giorno era una festa. Ecco, lo spirito che spinge me e chi mi è accanto in questa avventura, è di gratitudine per quello che ho avuto, la cosa più preziosa: un tempo felice. Adesso voglio restituire qualcosa a un luogo che mi ha dato tanto».
Mentre lei racconta si passeggia lungo il corso. Sulla sinistra si fa sulla porta il macellaio della storica “Beccheria” chiamata così «perché con la guerra, all’epoca, la carne costava troppo e si cuocevano i becchi» spiega. Poco più in giù ecco il supermercato di famiglia, vestito di modernità, con la foto dei fondatori Castellotti in bianco e nero proprio all’ingresso. Si scende ancora e di tanto in tanto, tra solai di stelle luminose, occhieggiano i vicoli impreziositi dalle “tegole parlanti” come quello chiamato "Vicolo Fatato" impreziosito da pendenti bianco avorio. La bottega dell’apicoltore bio "Apricus" è colorata di blu e sul bancone fanno bella mostra le tante specialità. Sulla strada del ritorno, con un cielo di uno scuro blu cobalto, le luminarie si riflettono sullo specchio circolare che dà il benvenuto a Vicolo Annunciata. È il posto ideale per un selfie, perché qui antico e moderno si fondono in nome dell’arte e della condivisione, anche sui social.