VIDEO | L’opera, dal titolo “L’uomo, il teatro”, è incentrata sulla storia della nascita della struttura e sul suo progettista, l’architetto Paolo Portoghesi
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Il 29 novembre del 2002 rappresenta una data storica per la città di Catanzaro, rappresenta l’apertura del teatro Politeama, rappresenta la rinascita del cuore pulsante della città che sorge sulle macerie del vecchio cine-teatro Italia. La nuova ed imponente opera porta la firma del progettista Paolo Portoghesi, l’architetto che disegnò le forme e le linee di quello che oggi è un patrimonio non solo per la città, ma dell’intera Calabria. A raccontarne la storia, la scrittrice catanzarese Adriana Lopez che nel suo volume racconta l’uomo ed il teatro, in un binomio tra letteratura e architettura.
«Questo libro – ha detto Adriana Lopez - nasce da una collaborazione con il grande Paolo Portoghesi, il genio dell’architettura, e per è stato un onore aver potuto fare questo progetto insieme a lui. I tanti catanzaresi, e non solo, che sono venuti alla presentazione ci danno conferma di aver apprezzato il nostro lavoro». Il professionista custode di ogni “segreto”, svela la nascita della sua creatura: come pensare, come osservare, come agire per dare forma ad un’opera che, nella sua staticità, deve costantemente trasmettere messaggi ed emozioni.
Portoghesi ha rivelato come questa esperienza gli abbia «permesso di raccontare la storia della nascita del teatro del capoluogo. Un bel libro che testimonia il fatto che la città ha recepito l'edificio come uno dei centri della cultura cittadina». «Per un architetto - ha sostenuto Portoghesi - è una grande soddisfazione. Le piccole città in questo momento in Italia sono quelle che respirano meglio. Le grandi città sono ammalate e la vivacità dei piccoli centri è una consolazione perché fa capire che la vita della cultura può risorgere, può tornare ad essere il centro della vita urbana».
Il ricordo al sovrintendente del Politeama, Mario Foglietti
«È stato fondamentale per il Teatro – ha detto Portoghesi - trovare un interprete come Foglietti, una persona che gli ha dato qualcosa di personale, poiché da solo un edificio rimane qualcosa di morto se non c'è qualcuno che lo fa vivere».
La conservazione della struttura
Sulle condizioni esterne del sito, l’architetto ha dichiarato che «a parte una ridipintura esterna, il teatro è perfettamente conservato ed è certamente l'esempio di come un edificio può essere ben trattato dalle persone che lo usano». «Ricordo che all'epoca della costruzione – ha concluso – questo quartiere era malandatissimo, ma con il tempo, ho constatato, che è avvenuto quello che la disciplina ci insegna, e cioè che un edificio può rivalutare un’ampia parte della città. Tutto il contorno ne subisce l'influenza positiva, anche dal punto di vista economico e questo è consolante, perché vuol dire che con una strategia adatta si può far rivivere una città e fare il bene degli abitanti, aumentando il valore delle cose che posseggono».