Si deve a lui la nascita di una realtà imprenditoriale divenuta col tempo di grande prestigio. Dalla sua prematura scomparsa, avvenuta nel 2000, l'azienda viene guidata dai figli Florindo e Marco
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Rosario Rubbettino avrebbe compiuto 80 anni proprio in questi giorni. Nato a Soveria Mannelli (Catanzaro), era un semplice impiegato, con una forte passione per la cultura e per i libri. Si deve a lui la nascita di una Casa editrice che col tempo è divenuta di assoluto prestigio, arrivando ad essere una delle più importanti in Italia.
La famiglia d’origine di Rosario era di modeste condizioni economiche (il padre, Florindo, era cantoniere dell’Anas). Dopo gli studi superiori, l'amore per i libri si manifestò con l'apertura di una libreria a Soveria Mannelli nel 1965. Nel 1973 pubblica un voluminoso saggio filosofico di Domenico Vircillo docente all' Università di Messina (Filosofia e sociologia della cultura: studi su Cassirer e Mannheim).
Rosario Rubbettino prima di inventarsi editore, nel 1972 aveva dato vita ad una piccola tipografia, messa in piedi con macchinari di seconda mano. Ma lui guardava sempre avanti, sempre oltre. Così la piccola tipografia diventa uno stabilimento di 10 000 m² dotato di macchinari di ultima generazione.
Lo stabilimento viene inaugurato nel 2000. Dopo pochi mesi Rosario Rubbettino muore prematuramente a causa di una neoplasia! All’epoca il catalogo della casa editrice contava oltre 2000 titoli con una produzione di 150 volumi l'anno.
L'avventura nell'editoria
Rosario Rubbettino per dedicarsi alla sua avventura nell’editoria, aveva lasciato il ‘posto sicuro’ di segretario di Scuola Media, puntando tutto, e coraggiosamente, in una iniziativa imprenditoriale.
Gli inizi dell’attività non sono però facili. La Calabria non brillava certamente per le infrastrutture, i collegamenti, il personale specializzato. E poi l’area di intervento di Rubbettino era essenzialmente a carattere agricolo, priva praticamente di tutto. E questo, insieme alla inefficienza degli uffici pubblici e alla storica diffidenza dei calabresi, ha reso quasi impossibile la sfida di Rubbettino, del tutto inedita alle nostre latitudini.
Dopo gli inizi piuttosto complicati, nel 1976 l’azienda si dota di un vero e proprio stabilimento industriale fornito di nuove tecnologie: le linotype fanno posto ai primi sistemi di composizione elettronica, il piombo fa spazio alla stampa offset. Arrivano i primi videoimpaginatori e con essi la prima fotounità, i tavoli per il montaggio delle pellicole, i torchi, le prime macchine da stampa offset.
L’iniziativa ha successo, per cui nonostante gli ampliamenti, diventa presto insufficiente per le nuove esigenze. Viene così progettato un nuovo impianto di circa 12 mila m2 che verrà completato alla fine del 1999.
La nascita della casa editrice
Con l’inizio del terzo millennio, l’azienda rappresenta una vera e propria eccellenza manifatturiera e, allo stesso tempo, grazie al suo legame con il territorio, è sicuramente un importante riferimento sociale e culturale.
Alla tipografia vengono affiancati un reparto di prestampa e il reparto di legatoria e allestimento.
Negli anni successivi l’azienda cresce ancora, inserendosi anche nel mondo della cartotecnica e della stampa su rotativa.
Parallelamente all’azienda grafica cresce la casa editrice omonima che oggi ha raggiunto un’importanza di livello nazionale e che annovera tra i suoi collaboratori prestigiose firme del mondo del giornalismo, della politica, dell’economia, della cultura e del mondo accademico.
Da Soveria Mannelli il simbolo della Calabria migliore
Grazie al successo dell’attività di Rosario Rubbettino, si è sviluppata un’intera realtà locale, cosa non affatto scontata.
Giulio Sapelli, ricordando il suo incontro con Rosario Rubbettino, ha scritto: “qui ho ritrovato gli ideali olivettiani della mia giovinezza”.
Rubbettino ha prima di tutto promosso un’intera area, quella di Soveria Mannelli. Poi è diventato simbolo della migliore Calabria, di una terra che nonostante tutto e tutti, ce la può fare.
La Casa editrice ha acquisito notorietà nazionale nel 1987 grazie alla recensione di Leonardo Sciascia al libro “La mafia durante il fascismo” dello storico britannico C. Duggan.
Quando nel 2000 Rosario muore prematuramente, la Casa editrice viene guidata dai figli Florindo e Marco.
Viene così avviato un importante rinnovamento dei rami aziendali, dotandosi di uno stabilimento tipografico-editoriale tecnologicamente avanzato. Puntano molto sulla saggistica, e da qualche anno hanno messo in atto un’importante azione di scouting letterario.
La Rubbettino resiste ad una crisi senza precedenti che ha messo fortemente a rischio l’esistenza stessa del libro come tale. Tutto si è trasferito sul digitale, facendo a pezzi settori storici come il cinema, il mercato discografico, i giornali e l’editoria.
Ma Florindo e Marco, con tanto coraggio, resistono, innovano, producono e diffondono cultura. La sfida non è affatto facile. Come non lo era per Rosario nei primi anni ‘70.