Prevista la simulazione dell'avvistamento delle navi con tanto di segnali di fumo per dare l'allarme in paese e le campane che suonano. Sarà possibile visitare i palmenti rupestri e fare trekking con gli asini
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Seduto sul guardrail dà le spalle alla strada. Dinnanzi gli si srotola la vallata che separa l'antico borgo dalla marinata e nel mezzo i calanchi bianchi, come montagne innevate, sullo sfondo blu matto del mar Ionio. Da lì arrivava la minaccia per nave, avvistata grazie la rete di fortificazioni costruite in difesa dei borghi arroccati su in collina. La Torre di Sant'Antonio è rimasta intatta da allora ed è oggi aperta al pubblico grazie alle giornate Fai di Primavera.
La fondazione ha scelto quest'anno il borgo di Santa Caterina dello Ionio, in provincia di Catanzaro, che rivive oggi anche attraverso le folte schiere di visitatori in esplorazione tra gli stretti vicoli alla scoperta dei tesori qui custoditi. La rievocazione di un attacco di pirati, i segnali di fumo che dalla Torre di Sant'Antonio si diffondono per dare l'allarme in paese e le campane della Chiesa di Santa Caterina che suonano per permettere agli abitanti di mettersi in salvo.
Nel pomeriggio è prevista la simulazione ma il fine settimana, organizzato dalla delegazione provinciale del Fai, è fitto di appuntamenti. La famiglia Ferri Lenarciak riaprirà le porte del palazzo baronale restituito in parte al suo antico splendore dopo i lavori di ristrutturazione avviati dal magnate polacco che ha ottenuto la concessione sull'immobile. In rovina rimesso quasi a nuovo, si racconta per donarlo ad una donna conosciuta a Badolato e oggi divenuta sua moglie.
Di fronte il palazzo Di Francia, andato distrutto nell'incendio che colpì Santa Caterina dello Ionio nel 1983. Apparteneva agli omonimi marchesi, feudatari del luogo. Un immobile di 5mila metri quadrati, all'avanguardia per l'epoca, con tanto di riscaldamenti, bagni e un teatro. Oggi in fase di ristrutturazione.
«Quest'anno abbiamo scelto questo borgo per il suo fascino particolare» spiega Gloria Samà, delegata provinciale Fai. «Inizialmente aveva 18 chiese e poi palazzi magnifici. È molto piacevole da visitare anche perché ha mantenuto intatta la struttura del vecchio borgo. Dopo l'incendio del 1983 tanta gente è andata ad abitare in marina per cui le case sono rimaste quelle di una volta» racconta.
«Il Fai apre luoghi sconosciuti ma soprattutto incentiva a visitare quelli che sono sotti gli occhi di tutti ma che spesso non sono valorizzati adeguatamente. Il nostro turismo forse ha la pecca di essere localizzato a mare, arrivano molti turisti, rimangono nei villaggi e non fanno escursioni nei nostri borghi che hanno un fascino particolare. Noi vogliamo riscoprire questi posti che celano veramente dei tesori».
Sarà inoltre possibile visitare i palmenti rupestri, gli antichi impianti di produzione di vino. Due grandi vasche scavate nel granito: una più grande dove si pigiavano le uve e la più piccola dove si versava il vino. «Ogni catoio aveva il suo vino - racconta ancora Gloria Samà - ed è attorno ai catoi che si dipanava la vita sociale del borgo». E poi ancora l'avamposto agricolo autonomo, un fazzoletto di terra incolta acquistata da un gruppo di giovani che oggi coltiva la terra e organizza escursioni di trekking insieme a degli asini.