Escono le “Memorie inutili di vita sprecata” dell’ingegnere chiamato a risollevare la città dopo il disastro. Massone, socialista e antifascista, colse il senso della questione meridionale: «Qui mancano industria, scuole e infrastrutture»
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Per ricostruire Reggio Calabria distrutta dal terribile terremoto del 1908 fu costretto a lottare con “gli alti papaveri”: la sua idea di introdurre il cemento armato nella ricostruzione che inaugurò la stagione degli edifici antisismici all’epoca non era ben vista da tutti. Di Gino Zani si conosceva il profilo professionale di tecnico geniale capace di cambiare la storia dell’edilizia nazionale. Oggi un libro, Memorie inutili di vita sprecata, ne racconta in quasi mille pagine edite da Alep, racconta anche il lato privato e le idee politiche di un ingegnere che fu anche maestro della massoneria, socialista e che rifiutò di iscriversi al partito fascista mettendo a repentaglio la propria carriera. Nei due volumi emerge anche il suo talento di scrittore e la biografia si intreccia con Reggio Calabria, parte dell’affresco che va dalla prima metà del Novecento a dopo la Seconda guerra mondiale.
Tra le pagine emerge la storia di un innovatore che divenne un precursore dei sistemi edilizi moderni, acquisendo fama e successo, dopo essere diventato il perno della ricostruzione di Reggio Calabria.
Anche Zani inizialmente simpatizzò con Benito Mussolini e i fasci ma rifiutò con sdegno di aderire al partito quando gli fu chiesto di farlo nel 1923: «Io non sono regnicolo: son nato repubblicano, mentre voi siete monarchici. Non ho combattuto e neppure vestito l’onorata divisa. Sono un imboscato qualunque. Lasciatemi in pace. Non sono uomo politico e non saprei assoggettarmi alla disciplina di un partito».
La sua indole ribelle si manifestò anche quando il re Vittorio Emanuele III decise di visitare Reggio Calabria. Zani era contrario a mostrargli la parte rassicurante dei nuovi cantieri mentre, nel 1922, molti reggini vivevano ancora in baracche e invitò il consiglio di amministrazione dell’ente edilizio a considerare che «qui si dà spettacolo di monumenti, di palazzi lussuosi, di lavori imponenti e si nasconde lo spettacolo del bisogno e della miseria».
Quel rifiuto a aderire al partito fascista, racconta il Fatto Quotidiano che ha dedicato una pagina al libro, gli costò la carica di direttore tecnico dell’Ente edilizio di Reggio Calabria, con il licenziamento da parte del ministero dei Lavori pubblici, che ne dispose il ritorno al Genio Civile.
Tra i suoi appunti c’è lo spirito di un uomo incline a parteggiare per gli oppressi. Al termine del suo incarico al Sud dedicò un pensiero alle popolazioni meridionali soggiogate dal Nord: «Ho avuto modo di conoscere profondamente gli operai e di convincermi che, quando per volontà dei reggitori, sarà possibile estendere all’Italia meridionale l’organizzazione dell’industria, le scuole e soprattutto le vie di comunicazione, diventeranno i migliori lavoratori della penisola». È passato circa un secolo e quella frase Zani potrebbe riscriverla anche oggi.