Tutto è cominciato con la Lucia di Lamermoon. «Per la follia di Lucia avevo creato un panorama di stelle sopra una sabbia di deserto, che rappresenta lo spazio della pazzia in senso artistico, uno spazio che puoi riempire con tutte le immagini che senti. L’ultima sera di spettacolo, mentre aspettavo che un amico si struccasse, osservavo dei macchinisti che calavano questo grande panorama e lo piegavano facendolo diventare una forma diversa. Ecco, là ho capito: forse l’arte è la metamorfosi della materia. Loro avevano piegato l’universo fino a ridurlo a un fagotto di 80x80, potevo portarmi il cielo sottobraccio».

Berlingeri e i grandi maestri da Matisse a Gaugin

Cesare Berlingeri da mezzo secolo guarda in alto e lì trova ispirazione, ricordando i grandi che l’hanno folgorato: Matisse, Picasso, Gaugin, quelli che lui chiama «artisti col sole nel ventre». Ad insegnargli la pittura è stato Cèzanne. «Quando vidi il suo “La casa dell’impiccato” ho avuto una folgorazione, posso dire che lui mi ha insegnato a dipingere».

Le pieghe di Berlingeri, che l’hanno reso famoso, sono nate quasi per caso. O forse il destino della sua creatività era lì ad attenderlo. La sua mostra “Forme e volumi” è in esposizione, fino al 30 ottobre, a Villa Rendano, fortemente voluta da Claudia e Marilena Sirangelo, della galleria Ellebì, in sinergia con la Fondazione “Cesare Berlingeri”.

«Quando lavoro sembra che si sia una forza che mi porta a creare. Io disegno stelle continuamente – racconta l’artista – e oggi ho capito che faccio ciò che non posso raggiungere. Grazie a Dio, come diceva Claudel, c’è il buio che ci dà la possibilità di avere fantasia».

Una sorta di divinità inconsapevole pervade le opere di Berlingeri, un soffio di sogno in una strada che si perde negli angoli più segreti dell’Universo. «Nella saggistica cinese il saggio dice: se tu conosci il viaggio non fai il viaggio. Io penso che l’ultima possibilità che ha l’uomo è il dubbio. Il tempo è del momento, non c’è dietro né avanti. Avanti c’è solo la fantasia. L’artista deve essere fuori da quello che è la realtà di tutti giorni. Già Oscar Wilde, cento anni fa diceva: "Se dipingi quello che vedi non sei un artista"».