La nostra terra, nella sua storia, è stata e continua ad essere la patria di grandi personalità che hanno dato e danno il loro contributo all’Umanità sotto ogni forma, dall’arte, alla letteratura, alla musica. Per citarne alcuni, la Calabria, può vantare tra i suoi figli, artisti come Angelo Savelli, letterati come Corrado Alvaro e musicisti come Alfonso Rendano e Francesco Cilea

Ma a differenza di altre regioni d’Italia tante, forse troppe sono le personalità calabresi illustri che con grande facilità sono finite nel dimenticatoio, un abisso oscuro che cancella di fatto dalla storia importanti figure che con l’andare avanti delle generazioni e dei cambiamenti che queste comportano, rischiano seriamente di scomparire, sottraendo alla Calabria un tassello fondamentale non solo per la sua storia ma anche e soprattutto per la sua cultura. 

Il risultato? Un popolo che non conosce il suo passato e che di conseguenza non sarà capace di comprendere sé stesso. Tra le tantissime personalità di spicco ancora oggi quasi sconosciute dalla gran parte dei calabresi, due importanti musicisti vissuti entrambi nel corso del 1800, nello specifico si tratta di Paolo Serrao e Nicola Antonio Manfroce, il primo di Filadelfia ed il secondo di Palmi, che attraverso le loro opere hanno svolto un ruolo cruciale nella storia della musica italiana. 

Basti pensare che lo stesso Manfroce, nella sua intensa, seppur brevissima carriera (morì a soli 22 anni ndr), è stato il precursore di quella tecnica, passata alla storia come “crescendo rossiniano”, messa in risalto nella sua opera lirica più famosa, giunta fino a noi, ossia l’Ecuba, prima ancora dell’affermarsi nella scena musicale dell’epoca di musicisti come Rossini, Bellini e Donizetti, in un ambiente come quello della Corte di Napoli che in quel periodo era uno dei centri nevralgici della cultura italiana. 

Nello stesso contesto ha studiato ed operato anche Paolo Serrao, che ha anche ricoperto la carica di direttore del regio conservatorio di Napoli e di docente, annoverando fra i suoi allievi grandi nomi come Francesco Cilea, Umberto Giordano e Ruggero Leoncavallo. Un compositore che ha fatto da ponte tra il classicismo e l’affermarsi del romanticismo, un passaggio che risulta chiarissimo all’interno delle sue opere liriche e concertistiche, le quali hanno attirato la stima di artisti come Giuseppe Verdi che ha voluto al suo fianco Serrao come collaboratore nella stesura di un notevole progetto di riforma musicale richiesto dal Ministero della Cultura. 

Dunque, storie di figli splendenti come il mare della loro e nostra madre Calabria, di cui è doveroso recuperare la memoria, valorizzando ogni loro singola opera per comprendere anche noi stessi chi siamo.