"Attra_verso l’universo. Viaggio nel tempo", la prima nazionale del lavoro prodotto dal Festival d’Autunno, nato da una idea di Antonietta Santacroce e realizzato con la regia di Carlos Branca e Rosanna Paravini, con la partecipazione di Luca Ward, ha vissuto ieri sera nel Teatro Politeama di Catanzaro un esordio felice.

Una scena in cui ogni oggetto, ogni luce era il simbolo di un percorso già tracciato o ancora da vivere; una nave ideale in cerca di un approdo felice. Quanta speranza e quanta voglia di ritrovarsi nei monologhi di Luca Ward e Carlos Branca basati su storie di vita vissuta o sulle parole di Jung e Kafka. In quel viaggio pensato dal regista argentino si fa spazio un nuovo Ulisse, quello che in maniera inconsapevole ci appartiene e che traccia quotidianamente il percorso delle nostre esistenze.

Commovente la storia di Akil, raccontata da Luca Ward, una lettera aperta e diretta al cuore. La penna sapiente di Rosanna Pavarini è riuscita a raccontare la vicenda di un uomo nato in un Paese in cui la guerra lo soffocava, gli faceva mancare il respiro: «Ero nato senza il diaframma». Un’immagine surreale che rende perfettamente il disagio del protagonista. Lo stesso che, nella sua lunga ricerca di un luogo in cui potesse “iniziare a vivere”, finalmente è riuscito a trovare la giusta strada, quella della sua rinascita: «Mi è tornato il respiro».

Altrettanto emotivo il ‘Monologo fra due continenti’, sublimazione dell’attimo in cui il protagonista del racconto trova, durante i lunghi viaggi, la sua felicità in un punto ideale dell’oceano. Un luogo che immagina quando si siede «in un bar per recuperare il sogno, riprendo l’aereo per fermarmi in quel punto in mezzo all’oceano dove tutto deve ancora accadere in quell’attimo che vorrei fosse eterno, in quel luogo che non c’è sulle mappe ma che sento mio».

L’emigrazione della sua famiglia rivive nella narrazione di Carlos Branca con il ‘Monologo della sua storia’. Parole dettate dal cuore, che fanno rivivere la triste immagine di chi, per cercare lavoro, era costretto ad abbandonare l’Italia, gli affetti più importanti e i luoghi a cui erano più legati. Gli stessi che il regista oggi ha ritrovato. Un racconto che anticipa l’opera di Franz Kafka ‘La partenza’.

L’interpretazione di Luca Ward eleva la narrazione di ogni singolo monologo, a tratti creando il giusto contrasto con la recitazione in argentino di Carlos Branca. Così il testo recitato da Ward di ‘Mio fratello che guardi il mondo’ di Ivano Fossati e da Branca di ‘Vuelvo al sur’ di Astor Piazzolla danno un senso poetico alle parole delle due canzoni. L’importanza dei tempi e delle pause danno spazio alle riflessioni. Attimi in cui lo spettatore trova la giusta dimensione alla personale introspezione.

In tutto lo spettacolo la musica svolge un ruolo essenziale di supporto e di pretesto per introdurre ogni storia, ogni testo. Condizione imprescindibile per un viaggio raccontato tra le note di ‘Mane e mane’ di Enzo Avitabile, ‘Romanza del duende’ di Astor Piazzolla, ‘Across the universe’ dei Beatles, ‘Il viaggio straordinario’ di Musica Nuda, ‘Fly me to the moon’ di Frank Sinatra, ‘Senza un perché’ di Nada, ‘Da Ushuaia a la Quiaca’ di Gustavo Santoalalla, ‘Via con me’ di Paolo Conte, eseguite con rara raffinatezza da Silvia Valtieri, al piano e voce, Giorgia Camurati, alla voce, insieme al Trio Eccentrico composto da Massimo Ghetti, al flauto, Alan Selva, al clarinetto, e Javier Adrian Gonzalez, al fagotto.

‘Attra_verso l’universo. Viaggio nel tempo’ e i suoi protagonisti sono stati salutati da un’autentica ovazione dei presenti, tra i quali numerosi allievi delle scuole di teatro che hanno voluto conoscere e salutare Carlos Branca e Luca Ward. Un attestato di stima nei confronti dei due artisti e del lavoro svolto, che nel 2023 verrà messo in scena nei principali teatri italiani.

Il Festival d’Autunno tornerà venerdì 28 ottobre, nel Teatro Politeama, con La Traviata. Maria Callas, il mito, una prima nazionale dello spettacolo coprodotto dal Festival e Il Balletto del Sud. Un lavoro dedicato alla celebre cantante con le coreografie di Fredy Franzutti. Lo spettacolo procede, con un linguaggio contemporaneo, sottolineando le possibili affinità tra il vissuto della “Divina” e quello di Violetta protagonista de “La Traviata”.