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Questa mattina la città di Cosenza si è risvegliata con l’acqua delle fontane di Via Arabia colorata di rosso e con decine di messaggi contro la violenza di genere stampati ed affissi ai quattro angoli di Piazza Bilotti. Si tratta di una iniziativa organizzata, secondo quanto si legge in un comunicato, da un gruppo di cittadine dell’area urbana del capoluogo bruzio.
Tremila donne uccise negli ultimi diciotto anni
«In occasione della festa delle donne – si legge in una nota -abbiamo deciso di far svegliare il centro della nostra città vetrina con due azioni: le fontane di via Arabia sono diventate rosse come il sangue delle donne uccise per quello che, troppo spesso, è stato definito amore. La morte di una donna non fa neppure più scalpore. In Italia dal 2000 ad oggi sono tremila le vittime di femminicidio e in tre casi su quattro l'assassino era il loro partner. Nelle scuole e nelle università le tematiche di genere non vengono mai trattate, dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d’attesa ci fanno pentire di aver denunciato. E’ altissima la percentuale delle donne uccise dopo aver denunciato le violenze ed essere state ignorate dalle istituzioni. Il femminicidio – è scritto ancora nel comunicato - non è raptus omicida, né fatalità, è la violenza di genere insediata nella forma mentis patriarcale ad uccidere. È la conseguenza più drammatica di tutte le forme di discriminazione, che annientano la donna nella sua identità.
Decine di frasi contro la discriminazione
Il secondo regalo sono le frasi affisse in Piazza Bilotti. Pensieri di donne che denunciano ciò che siamo costrette a vivere ogni giorno, frasi per gli uomini con cui siamo a contatto e per la società che rende queste discriminazioni possibili. Pensiamo che il primo passo per un'accurata riflessione sia la denuncia di ciò che viviamo per giungere all'abbattimento dello stato presente delle cose. Abbiamo il dovere morale di denunciare e combattere tutti i giorni la discriminazione di genere radicata nella società maschilista e patriarcale che proviene dai dettami del capitalismo. Ci vogliono sottomesse e sfruttate, ci vogliono carne da macello per pubblicità di intimo e soggetti da difendere nelle campagne elettorali. Questi brevi messaggi parlano di donne, del nostro ruolo all'interno della famiglia, camminando per strada, al lavoro, in qualsiasi contesto. L'8 marzo – si conclude la nota - è solo l'inizio, da semplice festa deve diventare anche un giorno per riflettere, per ricomporre una storia di genere, per arrivare ad analizzare i problemi che ogni giorno siamo costrette a vivere e per urlare ancora più forte che siamo pronte a riprenderci ciò che ci viene negato».