Da Roggiano Gravina, il 90enne ripercorre gli anni della dittatura, la guerra e la disperazione di un Sud in preda alla miseria: «Molti di noi non avevano neanche le scarpe per camminare»
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Ferruccio Palermo ha festeggiato già da qualche anno i suoi primi novant’anni. Felicemente. Così come felicemente gli anni passano, nonostante i problemi della pandemia.
Il segreto di Ferruccio? Non ha mai smesso di pensare al futuro, vivendo attivamente il presente. Dal suo passato riceve i migliori insegnamenti, senza mai alcuna nostalgia, con la voglia di guardare avanti e la speranza di chi sa di avere ancora qualcosa da dire, da fare. E quello che lui può fare dal suo piccolo studio di Roggiano Gravina, lo deve essenzialmente ai social, che utilizza con intelligenza.
Ferruccio e le nuove generazioni
Lui è attivo su Facebook, ha tanti amici virtuali, ma c’è di più: «Ho avuto la possibilità di conoscere personalmente tanti amici incontrati sui social».
Ferruccio ha mille particolarità. Intanto è un ragazzo ultra novantenne che continua a parlare ai giovani di oggi, ad essere amico dei ragazzi e a considerarli per quello che sono: «I ragazzi di oggi sono veramente in gamba, migliori di noi, ragazzi d’un tempo. Perché non è vero quello che dicono ogni volta tanti anziani, cioè che i ragazzi di prima erano più forti, più capaci, più volenterosi, più lavoratori. Non è affatto vero: io credo che i ragazzi di oggi siano straordinariamente attivi, capaci, coraggiosi».
Ferruccio ripercorre gli anni del fascimo e della guerra
Ferruccio da diversi anni si muove su una carrozzella, padrone delle sue condizioni, non ha paura di nulla, sa come superare ogni ostacolo, si muove indipendente in paese, senza aver bisogno di niente e di nessuno. Le sue battaglie per superare gli ostacoli e le barriere architettoniche sono andate a buon fine. Da tempo sul suo cammino non ci sono ostacoli, per cui lui può vivere nel presente, libero di ricordare anche il passato: «Noi abbiamo vissuto un’epoca fatta di fame. Molti di noi non avevano nemmeno le scarpe per camminare. Era un periodo terribile: noi già da bambini venivamo costretti d’ufficio ad avere la tessera fascista. Per questo eravamo tutti fascisti. E poi abbiamo conosciuto la dittatura, la guerra, la disperazione di un Sud abbandonato a se stesso, di una Calabria in preda alla miseria. Ma c’era qualcosa di positivo: avevamo tanta forza e tanta speranza nel futuro. È come se tutto noi sapessimo che doveva e poteva accadere un futuro migliore. E così poi è stato».
Un testimone del Novecento in Calabria
Ferruccio ama circondarsi di ragazzi. Qualche giorno fa siamo andati a trovarlo a casa sua, con me c’erano quattro ragazzi, perché sapevamo bene che a lui piace parlare con i giovani. Abbiamo registrato una bella chiacchierata con Ferruccio che a breve vedremo su LaC Tv.
Ferruccio ci ha raccontato tante cose, dimostrandosi più moderno e attento di chiunque altro. Alla fine ha voluto che i quattro ragazzi si impegnassero a tornare nuovamente a Roggiano per un pranzo insieme: «Devi ritornare Franco, e devi portare a pranzo da me anche loro, perché così stiamo bene insieme, parliamo, discutiamo. E poi i ragazzi ci aiutano a capire meglio».
Ferruccio è un testimone del ‘900, è un eterno giovane che guarda avanti, che ha un passato pesante alle sue spalle, che ha partecipato alla costruzione di un futuro migliore.
Salutando Ferruccio alla fine del nostro incontro gli dico: «Allora l’obiettivo prossimo sarà il primo secolo di vita?» La sua risposta è da Nobel: «Prendi impegno già da ora che devi esserci, ti aspetto».