L’opera prima del regista catanzarese e docente dell’Accademia di Belle Arti racconta la storia impossibile tra i ventenni Giorgio e Marco, con lo sfondo di Tropea, Vibo e Catanzaro: «È una storia vera, autobiografica, ma ormai non è più solo mia»
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“Amore senza una ragione, senza via d'uscita, impossibile padre padrone della nostra vita. Amore vento nelle mani. Amore di parole al vento”, canta Mina. Sembra quasi l'amore di Giorgio e Marco, ventenni provenienti da due contesti sociali differenti - uno è figlio di un avvocato affermato, l’altro di un agricoltore - che per difendere il proprio amore condividono una lotta di emancipazione nonché il desiderio bruciante di emergere e trovare il proprio posto nel mondo. “Il vuoto” è il lungometraggio del regista catanzarese Giovanni Carpanzano, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.
Ma chi sia Giovanni Carpanzano ce lo dice lui stesso.
«Sono un regista attento ai linguaggi contemporanei, la mia vocazione è la formazione e la direzione dell’attore. La mia autorialità la porto in ogni adattamento a teatro e nella realizzazione dei film. Per me non esistono aggettivi dopo la parola regista, perché credo fermamente che il regista sia un artista della luce e del tempo indipendentemente dal mezzo espressivo che decide di usare».
Attraverso un viaggio nella dimensione interiore di Giorgio e Marco si indaga il dramma di vivere un amore impossibile, destinato a soccombere in una società avvelenata dal pregiudizio e dall'inaridimento emotivo.
Venerdì 6 ottobre è prevista la prima proiezione nazionale al Teatro comunale di Catanzaro de "Il vuoto". Vediamo di cosa si tratta
«“Il vuoto" è la mia opera prima, un lungometraggio, è un dramma romantico con inserti comici che alleggeriscono il dolore che alcuni personaggi affrontano. Il punto di partenza del film è una storia vera che mi è successa all’inizio degli anni 2000. Durante il processo di scrittura del film mi sono subito accorto che piano piano la storia si espandeva, staccandosi dai suoi nodi iniziali personali e autobiografici e dilagava verso dinamiche e temi che non riguardavano più soltanto me».
“Il vuoto” parla d’amore. Un amore impossibile
«“Il vuoto" non racconta solo un amore impossibile tra due giovani amanti a causa dei costrutti patriarcali della società, ma narra un amore impossibile come archetipo per il cinema, come memoria del desiderio e della passione, in cui chiunque può identificarsi. I confini autobiografici si sono così dissolti e la storia non è più soltanto mia, ma di tanti altri».
Dopo il David di Donatello vinto nel 2018 con il cortometraggio “Bismillah” del regista Alessandro Grande e nel 2020 con “Inverno” di Giulio Mastromauro e dopo i riconoscimenti ottenuti da “L’afide e la formica” con Giuseppe Fiorello protagonista per la regia di Mario Vitale, percorrendo sempre il file rouge dell’impegno sociale, arriva una nuova opera cinematografica firmata Indaco Film, casa di produzione capitanata dal catanzarese Luca Marino.
Attraverso un viaggio nella loro dimensione interiore, si indaga il dramma di vivere un amore impossibile, destinato a soccombere in una società avvelenata dal pregiudizio e dall'inaridimento emotivo. Sembra la fotografia dell’oggi.
Quanto ci sia di autobiografico ce lo dice sempre Giovanni Carpanzano
«Il film è senza dubbio autobiografico nella sua matrice archetipica. È una fotografia dell’oggi nella misura in cui qualcuno che ottiene il potere decide di stabilire cosa sia o non sia la normalità e quali debbano essere gli schemi nei quali i sudditi debbano omologarsi».
Quanto può servire un film nelle battaglie per l’integrazione e i diritti della comunità LGBTQ+?
«I film, come qualsiasi altra espressione artistica, sono le armi fondamentali per il progresso sociale e per l’affermazione culturale della libertà e all’autodeterminazione degli individui. Parlare delle situazioni della vita, accendere un occhio di bue su uno specifico spaccato sociale aiuta ad alleviare la paura, perché le persone intrise di odio, pregiudizi, omotransfobia hanno solo paura, paura di quello che non conoscono».
“Il vuoto” si è aggiudicato già il premio miglior film LGBTQ+ al Ponza Film Award. Sullo sfondo, la bellezza paesaggistica della Calabria. Altrettanto calabrese è anche il cast artistico, in cui spiccano i due giovani talenti Gianluca Galati e Kevin De Sole, affiancati dagli attori Costantino Comito, Mariana Lancellotti, Maddalena Ascione, Paolo Mauro, Antonio di Turi, Raffaele Carbone e dalle più note Valentina Persia e Paola Lavini.
Ne “Il vuoto”, appare imponente la bellezza di centri come Tropea, Vibo Valentia e Catanzaro
«Senz’altro i comuni che ci hanno ospitato sono stati la cornice perfetta in cui incastonare questa storia d’amore senza tempo, allo stesso tempo credo fermamente che la Calabria con le sue bellezze possa fare ancora di più per affermarsi come set naturale dell’industria cinematografica».
Il film debutta sul grande schermo grazie al sostegno della Fondazione Calabria Film Commission e del Ministero della Cultura e Regione Lazio-Fondo per l'audiovisivo, alla collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro e Ciakalabria e al supporto di Planet Multimedia.