La riapertura a Sant’Eufemia Vetere della prima grande Abbazia benedettina in Italia, voluta dal conte normanno Roberto il Guiscardo, non è che l’inizio di un processo volto a riportare alla luce e fruibili tutti i beni archeologici del Lametino, tra cui il sito di Terina. Lo assicura l’assessore alla Cultura Giorgia Gargano, archeologa, che sul territorio ha speso energie e speranze ancor prima di entrare in giunta.

Il tesoro archeologico di Lamezia

Quello che a molti non è noto è che Lamezia sorge in un territorio storicamente ricco, a pochi passi dall’antica colonia di Terina. Un vero e proprio patrimonio che fino ad ora tra carenza di fondi per gli scavi, rimpallo di competenze per l’affidamento dei servizi di gestione e così via, è rimasto semi nascosto, tanto che gli stessi lametini non lo conoscono appieno. Ma non solo. Molti i beni sottochiave, chiusi per lavori, per inagibilità, per mancanza di gestione. Ora, assicura l’assessore, si cambierà registro: «Il Bastione di Malta, torre costiera del 1550, verrà presto messo in rete. Il Castelllo Normanno, invece, è chiuso da tempo per questioni di sicurezza, ma è stato inserito nei programmi dell’Agenda Urbana e, quindi, appena avremo i fondi della Regione Calabria riaprirà».

Il parco Terina

Iniziati anche i lavori di pulizia del parco archeologico di Terina volti a renderlo fruibile quanto prima. Le visite all’Abbazia Benedettina appena riaperta stanno superando decisamente le aspettative e attirando visitatori e turisti. Lo stesso si spera per quello che dovrebbe diventare un importante circuito archeologico tra i più importanti del Sud Italia.