Don Felice Palamara è un giovane sacerdote di Tropea, parroco di Pannaconi, nel Vibonese e fin da piccolo era attratto dalla figura di don Francesco Mottola, un sacerdote di Tropea nato il 3 gennaio 1901. Don Mottola a soli 27 anni viene colpito da una paresi, e oltre a rimanere quasi privo della parola è costretto a rimanere spesso in casa, ma proprio durante la sua malattia ha saputo unire contemplazione e azione.

Viene definito un certosino della strada vicino alle persone bisognose quelle che lui definiva “i nuju du mundu” che erano emarginati dalla società perché poveri, per loro fondò la Casa della Carità per dargli tutto il suo amore, ed insieme a Irma Scrugli fondò nel 1930 la famiglia degli oblati e delle oblate del Sacro Cuore. Morì il 29 giugno del 1969 a soli 68 anni.

Don Felice definisce don Mottola «un modello di sacerdozio» cercando umilmente di imitarlo, perché come lui ci dice «anche nel 2021 esistono persone emarginate e bisognose». Don Felice apre a Pannaconi una piccola casa della carità che lui stesso definisce «la piccola Betlemme per il suo significato, la città del pane e ciò vuol dire che la casa dovrà accogliere chi non ha nulla, come ha già accolto Teresa, la prima figlia di questa casa di carità Pannaconese», una donna che prima viveva in una casa senza luce e acqua.

Questa mattina a Tropea don Francesco Mottola è stato beatificato durante una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Marcello Semeraro prefetto della congregazione delle cause dei Santi, dal neo vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Attilio Nostro e da vari vescovi calabresi. La beatificazione si è resa possibile grazie al miracolo che ha ricevuto proprio don Felice per intercessione di don Mottola

La storia

Nel 2008 don Felice iniziò ad avvertire dei dolori atroci alla vescica, per lui fu l'inizio di un vero calvario che lo portò a consultarsi con vari medici. A don Felice fu inserito un autocateterismo vescicale che gli consentì meccanicamente di svuotare la vescica. Il 6 maggio del 2010 nell'ultima visita i medici gli dissero che era concreto il rischio di dover ricorrere alla dialisi, e per risolvere il problema c'era bisogno di un intervento chirurgico. 

Il sogno ed il miracolo

La notte tra il 13 e il 14 maggio dello stesso anno, don Felice sognò don Francesco Mottola, dal racconto i due si trovavano in una chiesa semibuia, con don Felice che vedeva avvicinarsi un sacerdote con l'abito talare. «Ma chi siete?», chiese in sogno don Felice. «Possibile che non mi conosci?», fu la risposta del misterioso sacedote, che poi continuò: «Parli con tutti di me e ogni giorno mi chiami, sono Padre Francesco Mottola». A quel punto don Felice alzò lo sguardo e riconobbe il volto del Padre e in sogno affermò: «Purtroppo Padre sto male, ho un problema alla vescica». Ma don Mottola rispose: «Stai tranquillo, non farai più nessun intervento, stanotte ti alzerai e andrai in bagno». Erano le 3.10 di notte, era l'ora in cui don Felice si svegliò e avvertì lo stimolo di andare a bagno ad urinare, senza il bisogno dell’autocateterismo.