Legalità e solidarietà. Un binomio difficile da coniugare, purtroppo. Ma che è invece automatico per chi ha scelto di servire lo Stato, indossando una divisa. Il riferimento è a persone che, oltre a dedicarsi con il loro lavoro alla collettività, possono talvolta dar luogo a storie di riscatto e amorevole amicizia, prendendosi particolare cura di qualcuno molto sfortunato, finito suo malgrado dalla parte sbagliata. Lo si evince, ad esempio, dalla lettura di “Joy per sempre. Diario di un commissario di Polizia”. Un racconto di vita vissuta e di emozioni indelebili, dunque non un romanzo ispirato alla realtà, scritto da uno dei protagonisti: Salvatore Blasco (quasi uno del “mestiere letterario” considerato come prima di diventare un ufficiale, facesse il giornalista). Legato alla città di Catanzaro per esservi nato e cresciuto, essendo peraltro il nipote omonimo dell’alto magistrato a cui è stata intitolata la Corte d’Appello del capoluogo.

Il testo è però interamente incentrato (essendo a lei dedicato) su una splendida ragazza africana, una di quelle decine di migliaia di giovani donne nella maggior parte dei casi senza nome e senza volto che da decenni solcano i mari da ogni “Sud del mondo” a bordo di bagnarole stipate fino all’inverosimile. Persone (bambini, ragazzi, giovani o più maturi), che affrontano innumerevoli rischi dopo estenuanti interminabili viaggi via terra lungo due rotte principali, ormai tristemente note. Si tratta dei “canali” che, risalendo dalle regioni subsahariane fino al Maghreb o dal Medio Oriente al corridoio dei Balcani, conducono a tre mari: Mediterraneo, Ionio e Adriatico. Le porte dell’Eldorado europeo, in realtà spesso inesistente ma sempre meglio di fame e miseria vere (non l’impossibilità di comprarsi abiti o accessori alla moda); pestilenze, genocidi e guerre civili o di altra natura. In altre parole, continue e atroci sofferenze e sovente morte (adesso comunque affacciatasi in maniera tragica anche nel cuore del Vecchio Continente con il conflitto ucraino).

Joy, però, un modo per scampare prima, e resistere poi, a tutto questo indicibile orrore lo trova. È una piccola, grande, guerriera, del resto. E riesce a non essere un fantasma fra una schiera di facce anonime nella loro muta inerme disperazione. Sopravvive alla tratta e al passaggio nei famigerati campi libici, salendo infine sul barcone che la condurrà tra mille tribolazioni nel Belpaese. Dove per sua fortuna sarà strappata dalle grinfie della mala nigeriana dagli uomini della Mobile di Piacenza.

Ma accade qualcos’altro di molto bello e toccante, perché il loro capo (il vicequestore Blasco, appunto) offre alla ragazza, poco più di un adolescente, un'esistenza da donna libera e amata, affrancata dal giogo della cosiddetta Black Mafia. E tra i due nasce quindi una relazione speciale che l’insigne teologo Vito Mancuso, firmatario della quarta di copertina del libro, definisce anche così: «… i due diventeranno maestri l’uno per l’altra e scopriranno di essere sia cuore sia mente, realizzando in tal modo che il senso della vita consiste nel raggiungere l’armonia tra questi due aspetti perché solo così ognuno compie la pienezza della propria umanità». “Joy per sempre” è già stato presentato in alcune città italiane, in attesa di esserlo anche nel capoluogo calabrese a metà aprile.