Alla manifestazione ha preso parte anche la famiglia di Serena Cosentino, una delle vittime della strage della funivia del Mottarone. In suo nome è nata un’associazione che finanzierà un progetto di ristrutturazione di una scuola di un villaggio lacustre del Benin
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Don Ennio Stamile torna in libreria, stavolta con il volume “Lazare. Sogni di un Concasseur”, edito da Castelvecchi. La presentazione è avvenuta nelle stanze dell’oratorio don Tonino Bello, che sorge a due passi dal lungomare di Diamante, alla presenza del vescovo della diocesi San Marco Argentano - Scalea, monsignor Stefano Rega, e del parroco don Franco Liporace. A moderare il dibattito, invece, c’era il giornalista Rai, Valerio Giacoia. L’opera è un romanzo-testimonianza dello sfruttamento minorile in un villaggio del Benin, ma è anche un ritratto di bellezza e speranza di un angolo d’Africa. Il libro contiene anche le firme di Paola Mancinelli e Francesco Savino.
Una storia di speranza
«Père Jean, monaco cistercense del monastero di Kokoubou, ha il sorriso di chi possiede "una rara serenità". Il giorno in cui scopre il villaggio di Paouignan, nel Benin in cui ha scelto di vivere per servire gli ultimi, quel sorriso si incrina – si legge sul sito di Castelvecchi Editore -. In questo piccolo angolo di terra rossa e pietre grigie, si nasce con il martello in mano per fracassare pietre e i bambini imparano a lavorare prima ancora di leggere. Sono i concasseur, gli spaccapietre infaticabili la cui condizione si fa carne viva nel racconto del piccolo Lazare e di altri giovani che, come lui, sono diventati simboli della lotta alla schiavitù e allo sfruttamento del lavoro minorile».
«Così come è stato definito dalla professoressa e poetessa Paola Mancinelli, che ringrazio per il dono della sua penna, questo libro è un romanzo di formazione – ha detto l’autore, che anche fondatore dell’associazione “San Benedetto Abate” - perché tende a formare le coscienze critiche per guardare di più e meglio l'Africa, che è il nostro futuro, per capire di più questo continente straordinario che continua ad essere sfruttato indebitamente dal neocolonialismo. Ma è anche un libro di speranza, perché è ambientato in un villaggio quasi invivibile e racconta la storia di un bambino e dei suoi sogni. Ci aiuta a capire come, in realtà, in questi luoghi in cui si vive di essenziale, si sperimenta la gioia, la bellezza della condivisione».
In memoria di Serena Cosentino
Alla manifestazione ha preso parte anche la famiglia di Serena Cosentino, una delle vittime della strage della funivia del Mottarone, in cui, nel maggio del 2021, persero la vita quattordici persone, tra cui il fidanzato Hesam Shahisavandi. Serena era di Diamante, dove aveva vissuto fino alla sua giovinezza, poi era andata a vivere al nord per studiare, si era laureata ed era diventata una ricercatrice. Ma la tragedia, che l’ha strappata all’affetto dei suoi cari a soli 27 anni, non ha in alcun modo cancellato il suo ricordo. Serena amava aiutare gli altri e in suo nome è nata un’associazione con finalità sociali, che ora sosterrà un importante progetto in Africa.
Ne ha parlato al pubblico anche Conny Aieta, vicepresidente dell’associazione fondata da don Ennio Stamile, ma soprattutto, come ama definirsi lei, un’archioperaia, un’architetta e operaia che visita spesso i luoghi più remoti dell’Africa per favorine lo sviluppo.
«Si tratta del progetto della scuola di Aguèguès – dice Conny Aieta -, che è un progetto fortemente voluto dalla nostra associazione San Benedetto Abate ed è interamente sostenuto dall’ “Aps Serena Cosentino”. Si tratta di una scuola in un villaggio lacustre del Benin, piccolo stato del Golfo di Guinea, in fase di ristrutturazione. I lavori dovrebbero finire per novembre, quando consegneremo alla comunità questo piccolo presidio di educazione, di legalità e di sostegno a circa 200 bambini del villaggio».