C'era una volta la Democrazia Cristiana, il partito che ha dominato la scena politica italiana per cinquant'anni e di cui secondo recenti sondaggi buona parte degli elettori italiani ha nostalgia.

A trent'anni dalla fine, avvenuta nel 1994, e a ottant'anni dalla fondazione, tante iniziative e celebrazioni ravvivano la memoria del partito nato con Alcide De Gasperi, quando la guerra non era finita e il fascismo c'era ancora.

Sulla storia e le vicende della "balena bianca" - come i cronisti politici chiamavano il partito scudocrociato - arriva anche un libro del giornalista e scrittore Mimmo Nunnari: "Democristiani". Dagli incontri clandestini di Milano nell'abitazione dell'industriale Enrico Falck, dove si riunivano con De Gasperi ex esponenti del Partito Popolare di Sturzo, agli appuntamenti in casa dell'avvocato antifascista Giuseppe Spataro a Roma, con esponenti democristiani dell'area centro meridionale, fino al primo congresso svoltosi a Roma nell'aprile del 1946 nell'aula magna della "Sapienza", Nunnari ripercorre le tante e diverse tappe di un partito che è stato un fenomeno politico unico nella storia italiana.

Nel volume, con la prefazione di Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare Italiano, le vicende democristiane - talvolta drammatiche, come il rapimento e l'uccisione di Moro - vengono attentamente rilette attraverso documenti, testimonianze e biografie dei maggiori leader: da De Gasperi a Fanfani, Dossetti e La Pira, da Moro ad Andreotti, a De Mita, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «l'ultimo democristiano», lo definisce Nunnari in un capitolo a lui dedicato.

Ricostruendo dalle origini la storia della forza politica di ispirazione cattolica, l'autore nel libro rivela episodi finora rimasti sconosciuti, come l'ipotesi che Riccardo Misasi, democristiano della sinistra di base, all'epoca presidente della commissione Giustizia della Camera, si offrisse come ostaggio alle Brigate rosse al posto di Moro.

Nella prefazione, Castagnetti, con riferimento alla fine per taluni aspetti drammatica della Dc, rammenta le parole dell'ultimo segretario, Mino Martinazzoli: «Continuo a essere convinto che anche se io non lo vedrò, tornerà un tempo meno inclemente per questo seme della nostra storia». Nunnari chiude con due domande: la Dc si poteva salvare? Ed è morta per sempre? E affida il compito della risposta a un leader che non c'è più, Ciriaco De Mita, che nel 1997, rispondendo ad un giornalista che lo intervistava, disse: «Non so se la Dc è morta. Certo come partito, con riferimento a molte cose negative, è finito e, si potrebbe dire, meno male che è finito. Però, io so che la Dc non è stata solo una storia di errori ma anche un'esperienza culturale straordinaria; so anche che essa rimane».