Dante Alighieri è tra gli autori della letteratura che più hanno influenzato la cultura italiana. Tra le sue varie opere, a spiccare c'è la Divina Commedia. Non sono certo di minore importanza altre opere, come il suo prosimetro la Vita Nova, oppure il De vulgari eloquentia.
Ad essere particolarmente interessante è anche il suo rapporto con la Calabria, ricorrente in varie parti della sua Commedia, nonostante non sia chiaramente ravvisabile.
Dante visse in un periodo in cui l'Italia era divisa in numerosi stati e città, molti dei quali influenzavano reciprocamente la politica e la cultura. La Calabria, come parte del Regno delle Due Sicilie, era un crocevia di diverse influenze culturali, politiche e religiose, sotto la dinastia degli Angioini.
Dante Alighieri, nel suo periodo di esilio da Firenze, è stato ospite di varie città del Sud Italia. Nonostante non ci siano attestazioni storiche chiare, in alcuni scritti, si dice che Dante sia stato ospite anche di alcune città calabresi, tra queste il borgo di Cerenzia (Kr), che potrebbe aver ispirato il sommo poeta nella scrittura della sua Commedia.
Nel Purgatorio, Dante inserisce alcune descrizioni particolari di luoghi che potrebbero essere facilmente identificabili con quelli della nostra regione, nonostante gli studi letterari moderni non li identifichino come descrizioni appartenenti a luoghi calabresi. Alcuni studi antichi riportano note geografiche al testo, ritenendoli luoghi del Regno delle Due Sicilie (in particolare i luoghi in cui sorge l'attuale Calabria).
L'Italia medievale non era ancora divisa come oggi in regioni e molte delle aree in cui Dante ha ambientato la sua opera, sono simboliche. Di conseguenza è difficile, per gli studiosi moderni della commedia dantesca, riconoscere i luoghi descritti dal poeta.
Il riferimento più chiaro ed evidente della Calabria, nella Commedia, si ha nel dodicesimo canto del Paradiso:


“E lucemi da lato il calavrese abate Gioacchino di spirito profetico dotato…”. (Paradiso, XII, v.139-141).


Con queste parole messe in bocca a San Bonaventura, Dante presenta la figura di Gioacchino da Fiore: filosofo, esegeta e fondatore dell'Ordine monastico florense.
Il sommo poeta aveva conosciuto la filosofia Gioachimita durante i suoi studi presso i francescani di Santa Croce, dove ebbe come maestri i grandi teologi del calibro di Pietro di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale, grandi conoscitori del pensiero di Gioacchino da Fiore.
Si dice che Dante abbia unito l'Italia prima di Garibaldi. Quando l'Italia era ancora un territorio diviso, gli intellettuali erano uniti attraverso lo studio e l'interpretazione delle opere dantesche.
La Calabria, in modo particolare, ha sempre avuto un culto per la figura letteraria di Dante. Tanti studiosi, negli anni, hanno studiato la Commedia e la Vita Nova, altri intellettuali calabresi ne hanno fatto traduzioni dialettali. Tra i più importanti c'è da citare Domenico Mauro, di San Demetrio Corone (Cs), il quale diede alle stampe un primo volume sulle “Allegorie e Bellezze della Divina Commedia” (1840), che ripubblicò in seguito, in una versione arricchita, col titolo di “Concetto e forma della Divina Commedia”.

Tra gli altri c'è anche Pier Vincenzo Gallo, che nel 1845 pubblicò alcune sue traduzioni, della Commedia dantesca, in dialetto cosentino. Celebre la sua traduzione del terzo canto dell'Inferno.

Nel ’900 un grande dantista calabrese fu Don Luigi Costanzo, originario di Adami (frazione del comune di Decollatura, C), studioso del pensiero e della lingua volgare trecentesca di Dante e della filosofia di Gioacchino da Fiore. Tra le sue pubblicazioni bisogna ricordare il suo lavoro di ricerca: “Il linguaggio di Dante nella Divina Commedia”, un'opera sostanziosa, letta e studiata, come approfondimento allo studio del poeta, nei licei e nelle università.
Dante Alighieri parla ad ogni epoca e ad ogni paese; è capace tramite il suo immortale pensiero e la sua eterna Divina Commedia, di insegnare cosa sia l'amore, cosa sia la forza, cosa sia il coraggio. E lo fa con l'esempio, a distanza di secoli, sfidando il tempo!