Viaggio nella numismatica con lo studioso Collia: dai preziosi reperti custoditi al Museo di Vibo all’eccezionale scoperta nel 1916 di monete greche arcaiche in argento
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Hipponion, Valentia, Monteleone. Vibo Valentia vanta una storia antichissima che si fonde con leggende e con i miti riguardanti finanche eroi e divinità greche. Ricostruire le diverse fasi che resero grande la cittadina del Tirreno è arduo. Un ruolo di prim’ordine lo occupano le monete, capaci di raccontare l’evoluzione e anche il declino di una civiltà. Il loro studio è considerato una pura scienza. Un tema assai caro a Giuseppe Collia, docente di discipline letterarie nonché studioso vibonese: «La numismatica una fonte di cognizione della storia antica, come le fonti epigrafiche – spiega - è un documento diretto a differenza di quelle storico-letterarie che ci pervengono attraverso il filtro dell’autore. Le monete ci forniscono una miriade di informazione sui periodi storici».
La collezione “Capialbi” al Museo di Vibo
Il Museo archeologico “Capialbi”, tra i suoi pregiatissimi tesori, ospita una ricchissima collezione: «Dopo Siracusa è uno dei Musei più ricchi a livello di materiale monetale, qui è custodita la collezione del conte Capialbi. Abbiamo la fortuna di poter osservare monete dell’età arcaica che provengono dalle principali città della Magna Graecia. C’è anche una teca con monete giunte dalla Sicilia. Capialbi le scambiava con altri antiquari e collezionisti e ai tempi riuscì ad avere questo consistente numero di monete. Per Vibo è una grande peculiarità». Per la loro esposizione sono stati realizzati filmati interattivi che consentono all’utente di conoscere le caratteristiche dei reperti.
Il monetiere digitale
Per rendere fruibile la collezione, il Museo di Vibo si dotò anche di un’app. Un ambizioso progetto di digitalizzazione del patrimonio esposto al “Capialbi” che cambiò il concetto tradizionale di "visite" nei centri culturali. Il “monetiere digitale” rende possibile la fruizione della collezione ad una platea di pubblici assai differenziati: dagli ‘addetti ai lavori’ al pubblico generico; dagli anziani ai “nativi digitali”, dalle categorie più fragili al pubblico con esigenze specifiche. Per realizzare l'applicazione si procedette all’acquisizione con tecnica fotogrammetrica delle 547 monete esposte nelle teche 1, 2 e 6 della sezione numismatica, all’ottenimento di modelli 3d, per poi passare alla catalogazione informatizzata delle monete e alla creazione di uno storytelling digitale.
Lo studio delle monete antiche
Lo studio delle monete consente di riscrivere intere pagine di storia. «Attraverso la monetazione si riescono a ricostruire i fatti storici della città e il contesto socio-economico. Per Vibo le fasi monetali di rilievo sono quella di età greca e poi quella di età romana legata alla fondazione di Valentia», racconta Collia che coltiva la passione per la numismatica fin dalla tenera età. Un amore consolidato dagli studi. Il professore vibonese è infatti laureato in lettere classiche con indirizzo archeologico presso l’Università di Messina e poi ha ottenuto la specializzazione in beni archeologici a Catania. In entrambe le occasioni, le tesi hanno riguardato le monete: una sulla monetazione di Hipponion, una su quella di Medma, odierna Rosarno. Alla formazione accademica, si sommano studi approfonditi e una continua ricerca: «Sto portando avanti nuovi studi, alcuni riguardanti la cronologia della monetazione romana di Valentia, altri sul tesoretto monetale di Curinga rinvenuto nel 1916».
Il tesoretto di Curinga
Quella del tesoretto di Curinga sembra una favola. Alcuni operai presso la stazione ferroviaria di Curinga, mente erano impegnati nella bonifica e sistemazione di alcuni terreni tra i fiumi Angitola e Turina, rinvennero in contrada Serrone, in un contenitore fittile, una quantità considerevole di monete greche arcaiche in argento e se ne appropriarono. Grazie all'intervento dell'archeologo Paolo Orsi e della Prefettura di Catanzaro, parte del tesoro venne recuperato. Secondo lo studioso però, a Curinga vennero riportante alla luce almeno 300 monete: «Quanto scoperto nel 1916 rappresenta uno dei più importanti ritrovamenti di moneta incusa della Magna Graecia in Calabria. Sono particolari vista la loro tecnica di realizzazione, una tecnica unica adoperata solo nelle colonie greche achee dell'Italia Meridionale. Gli stateri provengono da Metaponto, Crotone, Caulonia, Sibari. Un esemplare addirittura da Taranto». Ogni città viene identificata con un simbolo, per esempio Crotone con il tripode delfico, Sibari con il toro.