La restituzione alla dimensione artistica e culturale pura di tante opere d’arte derivanti da confisca, come affermazione del valore della legalità. Un’esperienza di riscatto avviata per la prima volta a Reggio Calabria con l'esposizione al palazzo della cultura Pasquino Crupi della cospicua collezione sottratta al re dei videopoker Gioacchino Campolo e che adesso sta facendo scuola.

Sulla scia di quel riscatto che già ribalta il paradigma di immobili e terreni legati al malaffare dove invece fioriscono bene comune, integrazione e inclusione, quell'esperienza diventa ispirazione del progetto espositivo di respiro nazionale “Arte per la cultura della legalità”.

Promosso dalla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dall'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), dal Comune di Milano e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno.

Un progetto che è anche squisitamente culturale trattandosi di opere pregiate e anche rappresentative dell'arte contemporanea che altrimenti resterebbero invisibili.

"SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche”

La prima tappa di questo percorso si è conclusa ieri, ultimo giorno dell'anteprima della mostra “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche”, allestita alla Casa Museo Andersen di Roma. Di questa prima selezione di 25 opere d’arte contemporanea, sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata e ora restituite alla collettività, sei fanno capo alla collezione della confisca Campolo e dunque provengono dal palazzo Crupi di Reggio Calabria, dove sono esposte in modo permanente dal 2016.

La mostra costituisce, infatti, l’anteprima romana di una più ampia esposizione, programmata nei prossimi mesi al Palazzo Reale di Milano (2 dicembre 2024 – 26 gennaio 2025) e al Palazzo della Cultura di Reggio Calabria (8 febbraio 2025 – 27 aprile 2025).

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