VIDEO | Splendida vittoria del fotografo Saverio Caracciolo, professionista in forze al network LaC: il primo premio conseguito alla rassegna internazionale di documentari etnografici dedicata al grande regista rende giustizia a lui, all'azienda, al suo format televisivo su usi e costumi di Calabria dal quale è stato tratto il lavoro oggi sugli scudi
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
«Era scritto, che Saverio Caracciolo avrebbe prima o poi conquistato questo riconoscimento. Sono stato io, anni fa, ad introdurlo all’opera, al linguaggio, alla visione antropologia di Vittorio De Seta. Ed oggi, con questo premio, si chiude un cerchio. Sono orgoglioso di lui, e sono fiero di aver prodotto la scintilla che ha portato a questo traguardo». Pasquale Motta, direttore responsabile di lacnews24.it, testata del network LaC edita dalla Diemmecom di Domenico Maduli, non usa mezzi termini per commentare a caldo la splendida vittoria artistica riportata dal fotografo del network LaC, aggiudicatosi il primo premio della rassegna internazionale di documentari etnografici dedicata al maestro calabrese.
«Un premio a tutta l'azienda»
Il reportage La Pita, realizzato nell’ambito del format LaC Storie, in onda ogni sabato su LaCtv, ha in buona sostanza fatto coincidere produzione televisiva e filmica in un prodotto finale di autorevolezza e valore straordinari. Da qui, l’ovvia soddisfazione del direttore, primo ad intuire nella personalissima visione del fotografo, un richiamo diretto, istintivo, puro, con l’approccio etnografico del De Seta, al punto da spingerlo ad approfondire, studiandola, la produzione del Maestro. Una soddisfazione seconda solo a quella espressa in primissima battuta dall’editore Domenico Maduli, primo a credere fortemente nel professionista e a volerlo fortemente in LaC. «Saverio è la coerente espressione di quanto stiamo facendo da cinque anni a questa parte in termini di valorizzazione delle proprie risorse umane, e di valorizzazione del territorio - aveva affermato l’imprenditore alla notizia del riconoscimento -. Il premio a Caracciolo è il premio di tutta l’azienda: mostra come il network ogni giorno sostiene e rilancia le potenzialità dei suoi uomini e delle sue donne. Nel deserto calabrese, nella più totale assenza delle istituzioni locali in termini di programmazione culturale e marketing territoriale - ha concluso l’Editore Maduli non senza amarezza - la nostra voce, la qualità del nostro lavoro, la narrazione identitaria che rappresentiamo ogni giorno costituisce ad oggi uno dei pochi esempi di azione concreta e di amore per la Calabria. E simili riconoscimenti lo dimostrano con chiarezza inequivocabile».
Sessant'anni dopo "I Dimenticati"
Il percorso di avvicinamento, affinamento e rilettura del territorio che Caracciolo da anni porta avanti grazie al format LaC Storie su usi e costumi di Calabria, ha trovato con il premio De Seta la sua catarsi nella puntata dedicata a La Pita, tema tra l’altro già affrontato dallo stesso Maestro. Il racconto per immagini della festa di Alessandria del Carretto, trasmesso per la prima volta su LaC tv nella stagione 2018/-2019, rivisitato in occasione del concorso, si è rivelato il docufilm capace di conquistare pubblico e giuria, e di imporsi in Puglia, domenica 24 novembre, al teatro di San Marco in Lamis, su tutti gli altri candidati.
«Grazie a LaC e al mio Maestro»
Un emozionato e felicissimo Saverio, nel prendere in consegna l’anfora in argento realizzata dall’orafo crotonese Michele Affidato, ha dichiarato: «Dedico questa vittoria al mio maestro, ed al suo lavoro del 1959: la magnifica pellicola I dimenticati. Voglio ricordare anche gli abitanti di Alessandria del Carretto – ha proseguito - che anche quest’anno mi hanno accolto a braccia aperte, e mi hanno permesso di raccontare questa meravigliosa tradizione. E approfitto per sottolineare come, in questi anni, l’azienda mi abbia supportato, dato voce, forza e risorse per affinare tecnica, audience, spettatori attenti e visibilità. Senza LaC, questo premio non sarebbe arrivato». Il fotografo, prosegue pertanto nel suo iter di riconoscimenti di prestigio. Il 27 luglio, lo ricordiamo, aveva espugnato (metaforicamente) anche il castello di Fiumefreddo Bruzio, ed il concorso fotografico “Relazioni - Il coraggio di mettersi in gioco”, con un’opera sui “I carbonari”, tratta dal reportage sui maestri carbonai di Serra San Bruno. A riprova di come la forte valenza sociale e demoantropologica dei sui reportage si basa sulla capacità empatica di cogliere l’essenza visiva e la profondità del narrato, unitamente alla forte propensione alla simbiosi col contesto in cui opera: preferibimente agropastorale, arcaico, impervio.
Una voce nitida
In passato, più volte era stato accostato negli anni a De Seta. Lui, umilmente, si era sempre schernito. Pronto, zaino in spalla, a percorrere altri sentieri di montagna, a trascorrere altre nottate in compagnia dei suoi protagonisti, a fondersi con genti di pesi sperduti, immergersi in tradizioni fortissime, con l’occhio gentile dell’ospite invisibile e discreto. Ora, dopo questo premio, Saverio sarà inevitabilmente accostato al suo Maestro. Dovrà farsene una ragione: è una delle voci più nitide e sensibili, nella rappresentazione plastica delle scienze antropologiche. L’autore dei racconti più autentici, dei reportage basati sull’applicazione del metodo fondante delle scienze etnografiche. Ovvero, la ricerca sul campo, un rituale di iniziazione, indispensabile in accademia alla formazione dello studioso, e nella documentaristica, per la realizzazione del reportage.