VIDEO | Il docente Unical Spartaco Pupo ha presentato il suo libro, incentrato su quel sentimento di rifiuto delle radici e delle tradizioni parecchio diffuso anche nella nostra regione. Da qui l'appello a proteggerle nella consapevolezza del loro immenso valore (ASCOLTA L'AUDIO)
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Nell'incantevole scenario dell'Auditorium Alessandro Amarelli a Corigliano Rossano, si è svolto un vivace dibattito che ha gettato luce sul cuore del libro "Oicofobia – il Ripudio della Nazione" di Spartaco Pupo, rinomato docente di Storia delle Dottrine Politiche presso l'Università della Calabria. Questo evento ha dato voce a un'analisi critica di "oicofobia", un termine che incarna il rifiuto delle proprie radici culturali e il disprezzo per le tradizioni di una comunità. Il libro, affrontando coraggiosamente questa collettiva patologia poco esplorata, ha scosso le fondamenta dei concetti legati all'identità calabrese e al suo significato culturale.
L'autore, Spartaco Pupo, ha lanciato un appello pressante all'istruzione e alla valorizzazione delle radici calabresi, mettendo in risalto l'indispensabile necessità di proteggere le tradizioni locali per garantire un futuro culturale sostenibile. Egli ha messo in luce il complesso di inferiorità nei confronti di altre culture e ha messo in guardia contro il pericolo subdolo del distacco culturale, un pericolo che minaccia di erodere le radici stesse di una comunità.
La discussione ha fornito un'opportunità unica di esplorare la storia e la cultura della Calabria, mettendo in evidenza l'urgenza di rispettare e conservare l'eredità culturale. Uno dei protagonisti di spicco dell'evento, l'assessore regionale Gallo, ha evidenziato come la Calabria abbia spesso sofferto di una sorta di "oicofobia" lungo la sua storia, arrivando persino a rinnegare tradizioni millenarie come quella legata all'ulivo. Questo disinteresse nell'esaltare le proprie risorse e la propria cultura è stato identificato come uno dei principali ostacoli allo sviluppo della regione. Gallo ha sottolineato l'importanza di risvegliare un senso di orgoglio per le radici e di ristrutturare la mentalità collettiva per costruire un futuro più prospero.
Affrontando le complesse sfide, soprattutto dal punto di vista politologico, connesse alla riflessione sempre più attuale sull'oicofobia presentata inizialmente dal professor Pupo come patologia sociale occidentale, europea e italiana, reiteriamo il nostro impegno a dimostrare - come Lenin Montesanto, direttore dell’associazione 8TJ (Otto torri sullo Jonio), ha enfatizzato in più occasioni, stimolando sia l'autore che il pubblico partecipante - che se uno dei sintomi più evidenti di questa "afflizione" risiede nella differenza di consapevolezza socio-economica tra gli autoctoni e il loro prezioso patrimonio agroalimentare ed enogastronomico, allora la variante calabrese di questa oicofobia nazionale emerge come la più radicata, paradossale, pervasiva e insostenibile su ogni fronte.
L'evento ha attratto esperti e influenti personalità, tra cui spicca l'alfiere del made in Italy, Pina Amarelli. Intervenuto nel dibattito anche il giornalista Marco Le Fosse. La professoressa Amarelli ha elogiato la ricerca e la riflessione politologica di Spartaco Pupo sull'argomento "oicofobia", soffermandosi l'urgenza di affrontare questo fenomeno per garantire la sopravvivenza della cultura calabrese. Spartaco Pupo ha sottolineato come l'"oicofobia" si nutra spesso dell'idealizzazione di culture esterne a discapito della propria, rivelando così un complesso di inferiorità nei confronti di standard morali stranieri. Quest'atteggiamento ha condotto alla sottovalutazione e persino alla vergogna dell'identità nazionale. Pupo ha suggerito che una soluzione possa emergere da una rilettura costruttiva della Costituzione e da un impegno rinnovato nella promozione della cultura italiana.
L'evento all'Auditorium Alessandro Amarelli ha offerto un'occasione significativa per sondare e dibattere il cruciale tema dell'"oicofobia" e dell'importanza di conservare le tradizioni e l'identità culturale calabrese. Le riflessioni condivise tra esperti e partecipanti hanno gettato luce su un problema profondo, ma hanno anche indicato la strada verso un cambiamento positivo, attraverso l'educazione e un rinnovato orgoglio nelle proprie radici locali.