La sala conferenze della Camera dei Deputati ha fatto da location di eccellenza per lanciare la kermesse che si svolgerà dal prossimo mese di luglio nella cittadina reggina. L'obiettivo della manifestazione è quello di raccontare una nuova Calabria e una nuova Locride
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Nasce "Dialog Festival", il primo Festival concepito in Calabria a Casignana, nel reggino, che rilancia un messaggio di dialogo "senza confini". Location di eccellenza per lanciare la kermesse è la Villa Romana di Casignana che esce dal suo perimetro territoriale e diventa luogo di dialogo interculturale senza confini.
L’evento ideato dal Comune di Casignana e sostenuto dalla Regione Calabria inizierà a partire dal prossimo mese di luglio, durerà fino a settembre e sarà diretto artisticamente da Antonio Blandi. Una lungimirante e ambiziosa visione che avrà l’obiettivo di narrare i territori. Presentato ieri nella prestigiosa sala conferenze della Camera dei Deputati si è prefisso come obiettivo quello di raccontare una nuova Calabria e una nuova Locride, che vuole cambiare la solita narrativa. La scelta del nome Dialog non è stata casuale, ma è stata voluta perché la radice della parola dialogo è uguale per numerose lingue come quella tedesca, spagnola, inglese, italiana, francese. La cultura è un sistema di alleanza e come sostenuto più volte dal Console Onorario del Regno del Marocco per la Regione Calabria, Domenico Naccari: «La Calabria deve essere riscoperta come terra di inclusione non terra di 'ndrangheta. - ha poi continuato - Lo avete definito il Festival senza confini. Io oggi rappresento il Marocco, e noi abbiamo già fatto con la Calabria un primo gemellaggio culturale con la città di Vibo Valentia. Abbiamo gemellato Vibo Valentia con una città del sud del Marocco che si chiama Dakhla ed entrambi i sindaci hanno visitato le città stipulando un accordo di partenariato con l'ambasciata del Marocco».
Il Festival partirà dalla narrazione del territorio locrideo, in uno scambio culturale e ideale posto tra arte, musica e pensiero. Questo accadrà volutamente in una fase storica mondiale in cui il dialogo sembra lasciare spazio ai conflitti di ogni tipo, dalla Calabria e dalla Locride partirà un messaggio di ascolto, condivisione, accoglienza e integrazione. Un Festival studiato nei minimi dettagli per il quale anche la scelta del luogo non è stata casuale. Difatti dalla Villa Romana di Casignana, continuano ad emergere le magnificenze che la storia ci ha donato, testimonianza di quanto questo lembo di terra sia stato territorio di cultura e saggezza mondiali, ancora oggi in grado di diffondere valori e principi di pace e solidarietà.
La linea adottata da tutti i convenuti è un fil rouge che mette al centro le eccellenze di una terra che merita di trovare una nuova collocazione all’interno del concepire collettivo. La stessa scelta del nome Dialog Festival non è stata casuale come si accennava e come spiegato dal direttore artistico Antonio Blandi: «Rappresenta la radice di una parola che ha lo stesso significato in molte lingue europee. Questa radice è uguale per tutte e accomuna i popoli. L'obiettivo è proprio quello di ragionare di integrazione, di confronto per costruire un mondo di pace, ma soprattutto un mondo che guardi al futuro cercando di accettare le diversità culturali come un valore aggiunto, come un punto di partenza». Un messaggio che si lancerà dalla Calabria per la richiesta di costruzione di un mondo migliore.
Questo perché come sostenuto da Francesco Macrì: «La Calabria è da sempre stata terra che ha dato vita a processi culturali, ma negli ultimi 100 anni questa cosa ce la siamo dimenticati. Noi dobbiamo cercare di mettere in moto un sistema di alleanza. E per alimentare le alleanze dobbiamo alimentare il confronto e il dialogo che sono l'elemento che ci porta chiaramente a crescere e a non essere soli. Noi calabresi siamo sempre molto accoglienti, dobbiamo fare in modo che l'accoglienza diventi anche un elemento che porti a un valore aggiunto».
Come sottolineato durante tutti gli interventi, la Calabria in questo ultimo secolo è stata relegata ad essere la cenerentola dell’Italia o addirittura la periferia del mondo e periferia culturale. Con questo Festival si vuole raccontare che la Calabria non ha mai perso questa sua attitudine ad essere terra produttrice di cultura. Obiettivo rendere Casignana luogo di confronto e non soltanto per l’Italia ma anche europeo un luogo dove i popoli, le persone, le università potranno venire ogni anno per confrontarsi e costruire progetti che possano permettere di dare e creare un mondo migliore.
Come concluso dal vice sindaco di Casignana Franco Crinò: «Concluderemo questi appuntamenti con una Summer School con i magnifici rettori dell'Università Perugia, Maurizio Oliviero e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Giuseppe Zimbalatti, a conclusione di questi appuntamenti per dare una continuità, una presenza, pe uno scambio interculturale anche tra gli studenti che potranno così acquisire esperienze, studi e contenuti».
Così come sottolineato dal deputato Giovanni Arruzzolo, che parlando del Festival lo ha definito come una sintesi tra una serie di attività, associazioni, giornalisti, studiosi, che dovranno fare rete per far conoscere le bellezze della Calabria: «Questo sicuramente ci consentirà di raggiungere il risultato e l'obiettivo. Ritengo anche che il contributo della politica dovrebbe essere quello di sovrintendere, ma nel momento in cui si fa un percorso in programmazione sinergica con le associazioni, con chi vuole bene ai territori, sicuramente si riuscirà a trasmettere quel messaggio, quel segnale che tutti abbiamo a cuore. Raccontare una Calabria nuova».
Non è mancato l’intervento del presidente Occhiuto che collegatosi da remoto ha elogiato la pregevole iniziativa rilanciata dal comune di Casignana. Ma anche sottolineato la necessità di migliorare le politiche migratorie dell’Europa, proprio nel giorno in cui l’ennesimo barcone si è rovesciato a largo della costa di Roccella Jonica: «Sento che il Governo vuole fare il piano Mattei, il piano Mattei è una buona cosa ma 5 miliardi forse sono pochi per il piano Mattei. E’ una buona intuizione perché spesso ci lamentiamo dell'impossibilità di controllare i flussi migratori. In Calabria per la verità lo facciamo meno di altrove perché in Calabria abbiamo dimostrato che la nostra regione è una regione solidale, accogliente, ma spesso, e giustamente si racconta solo di questo nel paese. Non si capisce che l'unico modo per governare questi flussi migratori è quello di creare condizioni di sviluppo nei paesi che danno origine a questi flussi».
«Prima o poi l'Europa se ne renderà conto - ha aggiunto Occhiuto -, perché chi scappa dalla guerra continuerà a scappare. Io stesso scapperei dalla fame, dalla guerra se avessi la guerra e la fame in casa mia. Il modo migliore è far crescere questa parte del mondo, soprattutto i paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo. Sono paesi ricchi, sono paesi che hanno materie prime, che hanno forza lavoro, a volte anche forza lavoro qualificata. Noi non riusciamo a stimolare una migrazione a domanda, siamo in qualche modo subissati da fenomeni migratori che non governiamo. Non dimentichiamoci che sono paesi ricchi che probabilmente nei prossimi anni cresceranno con un tasso di incremento del Pil significativamente superiore a quello di molti paesi europei».