Ci sono antiche monete in bronzo e un unguentario vitreo, ma anche piccole statue di vario genere, un’anfora e alcune fibule in argento. Un patrimonio archeologico finito nelle mani sbagliate, recuperato in diverse operazioni compiute nel Crotonese tra gli anni ‘90 e 2000; centinaia di reperti sequestrati prima e confiscati poi, custoditi dal Tribunale di Crotone (dove si sono svolti i relativi procedimenti giudiziari) che oggi, nel corso di una cerimonia simbolica, li ha consegnati al Museo archeologico nazionale della città.

Reperti sequestrati nel tempo

«Sono dei beni pubblici che erano stati sottratti da mani criminali, perché è un crimine sottrarre beni di interesse artistico, storico e archeologico alla fruibilità comune per scopo di lucro, visto che si tratta di beni che erano destinati ad essere venduti sul mercato illecito dei reperti delle opere d’arte» ha spiegato il presidente del Tribunale di Crotone, Maria Vittoria Marchianò.

I reperti provengono da «sequestri operati in tanti anni, oggetti trovati in casa di persone o sottratti al tombarolo di turno e purtroppo è un fenomeno (quello dei tombaroli, ndr) estesissimo nel nostro territorio, quindi si tratta di cose in cui si imbatte con una certa frequenza» ha aggiunto il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, assicurando che l’attenzione della Procura su tali, specifici reati resta alta.

Beni di valore storico

I reperti sono piccoli, alcuni non completamente integri, ma tutti ugualmente preziosi: «Per quanto minuscoli, sono di un valore inestimabile, perché hanno un valore storico e di testimonianza di una civiltà antica. Per questo abbiamo voluto condividere questo momento di gioia con tutta la collettività, non solo crotonese, perché questi reperti devono essere fruiti da tutti attraverso l’esposizione al museo» ha commentato ancora Marchianò.

Ora, toccherà al Museo archeologico nazionale di Crotone prendersi cura di questi beni, nell’auspicio che presto possano essere ammirati da tutti: «Si tratta di reperti significativi – ha osservato il direttore del museo, Gregorio Aversa – per la qualità e per il contesto perché sono tutti coerenti tra di loro, quindi probabilmente hanno uno o più siti di provenienza. Adesso li dobbiamo acquisire, ci organizziamo e speriamo in primavera di poter già fare qualcosa».