VIDEO | I promotori dell’iniziativa propongono un nuovo modello di gestione condivisa tra ateneo, istituzioni e società civile, come già accade in altre parti del mondo
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Far nascere a Crotone un Polo dell’Università della Calabria dove attivare corsi legati alle specificità del territorio. La richiesta, Giovanni Pitingolo, presidente dell’associazione Io Resto, e Fabio Carbone, docente e ricercatore alla Coventry University, l’hanno messa nero su bianco e inviata al rettore dell’Unical.
Un modello di gestione innovativo
La proposta, a suo modo innovativa, prevede che i corsi siano basati su una gestione condivisa tra ateneo, società civile e istituzioni. «Il concetto di Università non è più legato alla propria sede ma allo sviluppo del territorio» spiega Pitingolo, promotore dell’iniziativa, che è stata sottoscritta da oltre 40 associazioni crotonesi. Legare i corsi al territorio, sostengono i firmatari del documento, significa anche avere l’opportunità di avviare percorsi accademici in luoghi unici al mondo: i calanchi, per la geologia, o l’area marina protetta, per la biologia. Senza dimenticare il privilegio di studiare laddove Pitagora stesso ha insegnato. E il modello di gestione proposto pare venga già sperimentato con successo: «Parliamo di una Università civica, in cui la società civile si pone come infrastruttura tra l’ateneo e le istituzioni. Un riferimento già esiste ed è operativo presso l’Università di Newcastle, precursore di tale modello, che sta prendendo piede in tutta Europa e anche negli Stati Uniti d’America».
Cambiare la città, per non cambiare città
«La lettera scritta ed inviata al rettore dell’Università della Calabria, dunque, non contiene appena una proposta, ma – sostengono i promotori dell’iniziativa - la forza e il coraggio della società civile crotonese di proporre un progetto che è innovativo a livello nazionale, e che abbraccia, da un lato, la necessità immediata di innescare processi di empowerment per i giovani crotonesi, vedendo in loro i futuri leader che opereranno per lo sviluppo della propria comunità e territorio, dall’altra la possibilità di sperimentare una via di sviluppo e internazionalizzazione del territorio sulla quale molti sono scettici, ma che evidenze concrete dimostrano essere possibile: quella dello sviluppo basato sulla cultura».
Una proposta di sviluppo per il futuro del territorio, insomma, che sottende anche una speranza dai più condivisa: «Fare in modo che i nostri figli possano restare a Crotone» e «continuare a “cambiare la città, per non cambiare città”».