Le famiglie di Cosenza hanno rinnovato il proprio atto di fede verso la Madonna del Pilerio, Santa Patrona della città. Migliaia di persone hanno preso parte alla processione partita nel primo pomeriggio dal Duomo per farvi ritorno dopo due brevi soste davanti la prefettura e in Piazza dei Bruzi, dove il rettore della Cattedrale, don Luca Perri, ha letto l'atto di consacrazione alla Vergine. Al rientro il sindaco Mario Occhiuto ha proceduto all'accensione del cero votivo offerto alla Santa Madre di Dio.

L'omelia di Monsignor Nolé

Nel corso della messa solenne l'Arcivescovo Francesco Nolè ha pronunciato una sentita omelia di cui proponiamo il testo integrale: 

 

«Carissimi fratelli e sorelle, oggi per noi è uno dei giorni più belli e solenni dell’anno, perché celebriamo la festa di Santa Maria del Pilerio, nostra celeste Patrona. Vogliamo ricordare ogni anno, con gratitudine di figli, i prodigi che hanno permesso al popolo cosentino di liberarsi dalla lebbra nel 1576 e dal terremoto del 1854.

 

All’annuncio dell’angelo, Maria rispose con queste semplici e impegnative parole: Eccomi, sono la serva del Signore! E da quel momento Dio prese possesso della sua vita e del suo cuore e Lei, mettendosi al servizio di Dio, diventò, come il Figlio, la serva di tutti!
«Sono venuto non per essere servito, ma per servire» dice Gesù, e Maria ne segue le orme.

 

Infatti, corre a servire la cugina Elisabetta che, nella sua inattesa maternità a causa della vecchiaia, ha bisogno di aiuto e di conforto. E Maria esplode nel cantico del Magnificat che è un inno all’Onnipotente, ma anche una speranza per i più poveri.

 

Va alle nozze di Cana per togliere dall’imbarazzo e dal disagio gli sposi che non hanno calcolato bene il numero degli invitati, per cui manca il vino. Maria non si limita a compiere un atto di carità e di servizio verso gli sposi, ma è lì per dire a tutti, e a noi questa sera: «fate quello che Egli vi dirà, fate sempre ciò che mio Figlio Gesù vi dirà. Perché solo Lui, che per amore ha dato la vita per voi, vi dice sempre la verità che vi libera e vi salva».

 

Eccoil grande compito che il Padre ha affidato a Maria: portare gli uomini e le donne al Figlio, affinché ascoltando la sua Parola, ritrovino la via della salvezza e dell’amore fraterno!

 

Osservando con attenzione la bella icona che noi veneriamo, scorgiamo subito, sul volto e sulle labbra, qualcosa di inconsueto e di permanente che raffigura i segni della lebbra che Maria ha voluto prendere su di sé come visiva certezza della sua protezione nei nostri confronti.

 

È il gesto amorevole della mamma che prende su di sé la sofferenza dei figli, in qualsiasi modo si manifesti, fisica, psichica, spirituale, morale, per renderla più accettabile e offrirla al Padre attraverso la sofferenza del Figlio che si dona tutto a noi e ci dona la creatura più bella e santa di tutto il creato: sua Madre, addolorata e ricca di fede, con la speranza e la certezza che il Padre risusciterà Colui che è la fonte della vita.

 

Lei, come ogni mamma fa o dovrebbe fare, ama, consola, visita e sorregge i suoi figli come e dove sono, perché sono tutti figli suoi consegnati a Lei dal Figlio Gesù proprio sotto la Croce. Lei ha questo compito nei nostri confronti: ci prende dove siamo per portarci dove dovremmo essere!

 

E anche oggi Maria accoglie proprio in questo tempio a lei dedicato tutti i suoi figli smarriti e sfiduciati, devoti e tiepidi allo stesso tempo, festaioli e incoerenti, perché attraverso la celebrazione dell’Eucarestia, il sacramento della riconciliazione e il respiro fraterno di una Comunità che prega, possano incontrare Gesù Salvatore.

 

A Lei dunque, affidiamo anzitutto le nostre famiglie, perché ritrovino il motivo e la fonte del loro amore coniugale, la bellezza e la gioia di vivere insieme, con la capacità di essere generosi e accoglienti, nel perdono e nella solidarietà verso tutti;

a Lei affidiamo i nostri figli, in particolare i ragazzi e i giovani, perché non sprechino la bellezza della vita inseguendo miti vuoti e senza verità e gioie effimere senza futuro;

a Maria affidiamo i sofferenti e i malati, i poveri e gli immigrati che sono sempre con noi e da noi aspettano almeno un po’ di vicinanza e di fraternità;

affidiamo a Lei i tanti che hanno perso il lavoro o ne sono alla ricerca, con affanno e preoccupazione, perché con il nostro aiuto e la nostra vicinanza non perdano mai la speranza e non cedano alla disperazione;

affidiamo al suo cuore materno i nostri giovani delle scuole e dell’università, perché si preparino ad affrontare la vita con equilibrio, saggezza e professionalità.

 

Ed ora con la confidenza dei figli, ci rivolgiamo direttamente a Te, Santa Maria, invocata con l’antico titolo di Madonna del Pilerio: veglia sulla nostra amata città e su quanti a vario titolo la governano; veglia su chi amministra la giustizia e su chi vigila sulla nostra sicurezza, dalle forze dell’ordine ai vigili urbani; benedici i nostri ospedali e coloro che vi sono ricoverati, assisti i medici, gli infermieri, il personale sanitario e i numerosi volontari; sii tu la consolazione di tanti degenti nelle strutture di accoglienza e i troppi che ancora non hanno fissa dimora e sono tra noi ospiti e pellegrini in cerca di speranza per il loro futuro.

 

Benedici i fratelli ristretti in carcere e coloro che sono preposti alla loro vigilanza e alla loro rieducazione umana e sociale; assisti, benedici e sostieni tutti gli uomini e le donne di buona volontà che dedicano parte del loro tempo e delle loro energie a lenire le sofferenze del prossimo con amore e gratuità.

 

Infine, benedici noi, sacerdoti, diaconi, consacrati e seminaristi, chiamati dal tuo figlio e da te teneramente amati, perché la nostra matura fedeltà, il nostro amore fraterno e la gioia di servire i fratelli, siano la nostra prima preoccupazione e la nostra vera evangelizzazione».