Dopo la ripartenza avvenuta a marzo con la mostra “Paesaggi di guerra: Cosenza 1943” all’Archivio di Stato del capoluogo bruzio riprendono anche gli eventi all’aperto. Torna così a vivere il bellissimo chiostro, rimasto muto per due anni a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. L’occasione la dà l’inaugurazione della mostra “Chitarraji, organari e…”, aperta fino a fine mese e allestita sotto ai portici dell’antico palazzo nel centro storico. Un’iniziativa inserita nel calendario di eventi della “Festa della musica” di Cosenza, organizzata dal Comune con la collaborazione del conservatorio “Stanislao Giacomantonio”, che proprio ieri ha prestato i suoi talenti per far da cornice alla presentazione con il concerto “Note fluttuanti”. Presente anche il prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella.

«Il ministero dei Beni culturali – spiega il direttore dell’Archivio di Stato Antonio Orsino – ci ha dato la possibilità di festeggiare anche qui la Festa della musica, una delle feste più affascinanti. Ogni ufficio ha quindi partecipato con i propri beni. Noi abbiamo esposto i nostri documenti, che sono atti e fotografie e strumenti musicali costruiti da artigiani della provincia di Cosenza».

Punti di sospensione, quelli che chiudono il nome della mostra “Chitarraji, organari e…” che rimandano alla varietà della tradizione artigiana calabrese in ambito musicale, così ricca da non poter essere facilmente racchiusa in un titolo. In esposizione chitarre, zampogne e strumenti del mestiere, ma anche fotografie e vecchi documenti che raccontano i luoghi e gli attori di una storia lunga secoli, le cui vicende si intrecciano a quelle della Storia con la s maiuscola.

Fa capolino per esempio, tra le teche allineate nel chiostro, il caso di Raffaele Fezza, 28 anni, di Rogliano, liutaio, condannato alla pena di morte il 13 ottobre 1806 dalla Commissione militare francese «per aver fatto parte dei briganti armati contro le truppe francesi e aver tentato, attraverso delle canzoni, di incitare il popolo alla rivolta contro il loro legittimo sovrano».

Un racconto per immagini, manufatti e parole rivolto a tutti e a tutte le età. «L’intento della mostra è di far conoscere le nostre tradizioni musicali a chiunque ne abbia voglia – dice Maria Spadafora, vicedirettore dell’Archivio –. Abbiamo degli atti notarili che delineano l’attività di bottega svolta dagli artigiani locali, ma anche molte fotografie di laboratori artigiani, esemplari di strumenti musicali unici, originali».

Un lavoro certosino e appassionato svolto con dedizione nonostante le difficoltà non manchino. «Gli Archivi sono un po’ penalizzati dal punto di vista del personale – sottolinea Spadafora –. Abbiamo poche risorse, ma buone aggiungo. È stato fatto un lavoro straordinario di studio e sono state trovate diverse testimonianze della presenza di botteghe artigiane, stabilimenti in cui si lavoravano le materie prime come le pelli. È stato uno studio molto approfondito delle fonti documentarie che ci ha consentito di tirare fuori documenti preziosi».