VIDEO | Il dibattito sul magistrato "ragazzino" ucciso ad Agrigento nel 1990 dalla mafia locale quando aveva solo 38 anni. L'incontro con gli studenti è stato organizzato dal prof Antonio Viscomi
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Tanti, anzi tantissimi studenti che l'organizzazione ha dovuto spostare per due volte il seminario in aule più grandi. Alla fine, casi del destino, è toccato alla capiente "Falcone-Borsellino" ospitare il dibattito sul giudice Rosario Livatino, il magistrato "ragazzino" ucciso ad Agrigento nel 1990 dalla mafia locale quando aveva solo 38 anni.
Nel dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università Magna Graecia di Catanzaro questa settimana è dedicata alla figura del magistrato siciliano che riuscì a conciliare su un solo binario etico attività giudiziaria e vocazione di fede. "Sub Tutela Dei" è infatti - con l'acronimo S.T.D. - la sigla con cui chiudeva i brani del suo diario, ritrovato dopo la barbara esecuzione. L'incontro con gli studenti è stato organizzato dal prof Antonio Viscomi ed ha visto la partecipazione del magistrato di sorveglianza presso la Corte d'Appello di Milano Simone Pietro Luerti, già pubblico ministero presso il tribunale di Catanzaro (ed oggi spesso in cronaca per il riesame del re del gossip Fabrizio Corona).
Luerti: «No a polemiche anm»
«Per tracciare un profilo coerente di Rosario Livatino - ha detto Luerti - occorrono tre parole chiave, cioè unità, laicità e scopo. Il suo è un messaggio molto attuale, di una persona integra unita nella sua fede, nel senso del dovere, nel suo impegno sociale e in magistratura senza ideologie e senza divisioni, quindi con grande coraggio e con grande determinazione. Quindi è un esempio per le giovani generazioni molto positivo. Livatino seppe far coincidere la sua missione di magistrato con una fede che gli fece amare chi doveva giudicare come persone, non come parte in causa. Cosa dirò oggi a questi ragazzi? Non possiamo nascondere che sia un momento difficile per il Paese e per la Magistratura ma le loro energia e l'entusiasmo saranno fondamentali visto che noi 'vecchi' ne cominciamo ad avere di meno. La legalità è un valore e ce lo ha detto il giudice Livatino con il suo senso della giustizia, la sua visione totale sull'uomo e quindi sulla sua capacità investigativa, molto creativa che non dimenticava di gettare uno sguardo sull'aspetto umano dell'indagato, anche quello colpevole». Delle polemiche che lo videro dimettersi dall'Associazione Nazionale Magistrati per accuse di aver incontrato Saladino, imputato dell'inchiesta di De Magistris Why Not Luerti non parla. «Lasciamo stare queste polemiche qui oggi» chiude l'argomento con un sorriso sornione il magistrato milanese il quale comunque ricorda con molto piacere l'avvio di carriera catanzarese. «Mi fa molto piacere ritornare in questi luoghi e rivivere i 6 anni passati qui: è un saldo molto, molto positivo per me e l'avvio del mio percorso professionale»
Viscomi: «Lavoro è vocazione»
Il professore Antonio Viscomi, ex deputato Pd, è il referente del Digit Lab Law dell'università catanzarese. «È una iniziativa di sostanza ma anche molto partecipata - ha detto il docente - con un auditorium letteralmente strapieno durante la cerimonia d'apertura della mostra. L'attualità di Livatino è assumere la responsabilità delle proprie scelte quotidiane, nelle piccole cose. Livatino non è un beato classico tradizionale con miracoli e così via. È una persona che ha vissuto in modo straordinario l'ordinario della vita quotidiana, forse dovremmo imparare tutti lui. Ai ragazzi dirò che non è sufficiente guardare al lavoro come professione. È necessario guardare al lavoro come una vocazione e come una missione. Si è chiamate a svolgere una certa attività nell'interesse non solo personale, ma nell'interesse dell'intera comunità. Questa credosione è la cosa più importante». All'incontro con gli studenti Umg hanno portato anche il loro contributo l'assessore regionale al Lavoro Giovanni Calabrese ed il dottor Salvatore Mazzitelli direttore sanitario del San Raffaele di Milano.