Grazie al lavoro di alcune detenute, è stata rimessa in attività la sartoria della sezione femminile del carcere. I dispositivi verranno donati anche ad enti ed istituzioni
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Nel carcere di Castrovillari detenute creano mascherine da distribuire anche ad enti ed istituzioni. Lo riferisce una nota stampa. Già dal marzo scorso, con il propagarsi dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus, era stato incentivato il confezionamento di mascherine ma, con il via libera del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, è stata avviata una vera e propria autoproduzione.
Da qui l'idea fortemente voluta da Giuseppe Carrà, direttore della casa circondariale di Castrovillari, di rimettere in attività la sartoria nella sezione femminile: «Certamente – ha spiegato - la difficoltà nel reperimento dei presidi dpi che in marzo risultavano introvabili, ha giocato un ruolo sostanziale nella decisione di riattivare la sartoria, ma la valenza trattamentale del progetto ha dato la spinta propulsiva: perchè il carcere deve e può essere lo strumento per restituire alla società dei cittadini migliori».
E ancora: «Le detenute prestano la loro opera al solo fine di contribuire alla sicurezza ed alla prevenzione del contagio non solo per l'amministrazione penitenziaria ma la previsione futura è quella di una distribuzione sul territorio del comune e verso Enti e Istituzioni con cui si avvieranno appositi contatti ufficiali per la distribuzione gratuita».
Il carcere di Castrovillari non è nuovo ad esperienze di inclusione sociale e di giustizia ripartiva e, si legge ancora nella nota, nel solco già tracciato dalle precedenti esperienze, sono state individuate tre detenute, abili nei lavori sartoriali, che, interpellate «hanno immediatamente manifestato l'entusiasmo e la voglia di dare il loro contributo nei difficili giorni di emergenza Covid 19, prestando il loro lavoro punto dopo punto, taglio dopo taglio, per ricucire, non solo il tessuto, ma anche lo strappo con la società» .
Il risultato ottenuto, di assoluto rilievo, «è nato dalla sinergia delle diverse aree dell'Istituto, dall'area sicurezza con il comandante Di Giacomo, all'area trattamentale con il funzionario G.P. Bloise, che, hanno messo in campo le migliori energie personali e professionali creando uno spirito di squadra con cui hanno contribuito alla realizzazione di questa importante iniziativa, in cui il penitenziario del territorio pollineo spicca nel dare lustro al proprio territorio e alla Calabria in quanto in regione sono soltanto due gli istituti che hanno portato avanti questa iniziativa».