Un pozzo di storia senza fine che custodisce una necropoli risalente all'età del Ferro. I reperti rinvenuti sono stati spalmati tra i vari musei della Calabria ma il sindaco Graziano auspica un loro ritorno “a casa”
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La Sibaritide custodisce tesori di alto prestigio storico e culturale: il sito archeologico e il Museo di Sibari, il Museo Diocesano del Codex e il castello monumentale di Corigliano-Rossano. Si sta lavorando per mettere in rete e in un unico circuito tutto il patrimonio artistico culturale da sottoporre al turismo scolastico, crocieristico, e dei tanti amanti della storia. In questo contesto s’inserisce il Parco Archeologico di Castiglione di Paludi a ridosso del torrente Coserie, canale fluviale utilizzato per la navigazione.
Il Parco archeologico
Distante 8 km dal mare Jonio, 40 ettari destinati al Parco calato in una distesa di verde, dal poderoso circuito murario, dalle torri, dalle porte, dai resti dell’edificio connotato come “teatro” e dal cosiddetto “lungo muro”, dalla necropoli enotria risalente all'età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.). Si lavora sulla ricerca e nuove scoperte sulle quali ad oggi si mantiene il riserbo. Il sito di Castiglione di Paludi è considerato un abitato fortificato databile tra il IV ed il III sec. a.C. I Brettii, popolazione lucana dal 356 a.C. diventano i protagonisti indiscussi della storia di Paludi. Il centro culturale polifunzionale ospiterà il Museo, un laboratorio di ceramica, una sala convegni e uffici amministrativi e turistici. Nel 2019 è partita una fase di riorganizzazione del Parco sul fronte dell’accoglienza dei turisti, attività rallentata a causa dell’intervenuta pandemia.
Il sito è un bene di tutta la Calabria
Si pone un problema di marketing promozionale per un sito di straordinaria rilevanza storica: «Questo sito non può gravare solo su un comune, riferisce il sindaco Stefano Graziano, dobbiamo cambiare rotta. Dobbiamo tentare la carta della partecipazione ai bandi per attingere ai finanziamenti. Abbiamo terminato le operazioni di esproprio che duravano da oltre un ventennio ed ora il sito è di proprietà comunale. Sono in corso relazioni con le Università della Calabria e di Catania allo scopo di riprendere alcuni lavori di ricerca. Ancora oggi manca uno studio ufficiale, quello che si vede è solo una piccola parte». Molti i reperti rinvenuti e spalmati tra i vari musei della Calabria, ma ancora molto c’è da scavare. Castiglione di Paludi insomma sembra un pozzo inesauribile di storia.
Reperti divisi tra Musei
Il sindaco Graziano su questo versante si sta attivando affinché alcuni reperti rinvenuti nel sito ed esposti altrove possano tornare a Paludi. «Dobbiamo avvalorare, conclude Graziano, una politica di rete lungo tutto il territorio calabrese». C’è bisogno di un aiuto, ancora oggi non esiste una guida turistica ma solo dei volontari che aiutano e sostengono come possono.
Nel 2016 furono effettuati dei lavori di completamento, frutto di un finanziamento ottenuto nell’ambito dei Piani Operativi Regionali Calabria 2007/13. La prima fase di sistemazione dell’area archeologica nasce mediante il Progetto Calabria 2000-2006, mentre il finanziamento 2007/2013 consentiva anche l’allestimento del relativo Centro accoglienza visitatori (centro polifunzionale), concepito per ospitare eventi e manifestazione e Museo. E ancora oggi gli studiosi più accreditati continuano a nutrire incertezze sull’esatta provenienza degli abitanti che popolarono Castiglione di Paludi.