Dopo la nostra scoperta, il mancato sostegno al film premiato a Cannes è al centro di una nota inviata dall'ente regionale
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Dalla Calabria Film Commission riceviamo e pubblichiamo:
Nella serata di ieri abbiamo ricevuto la critica da parte di LaC News per non aver finanziato un progetto che è stato premiato a Cannes. Si tratta dell’ultimo lavoro di Jonas Carpignano, intitolato
“A Chiara”. Ci si contesta, in particolare, di aver escluso l’opera per la mancanza di un curriculum. Non è così. L’articolo riporta circostanze parziali e inesatte.
La domanda di contributo presentata dalla società che ha prodotto il film non ha superato la fase della valutazione formale perché non rispettava diversi requisiti di ammissibilità. Le omissioni non
riguardavano soltanto i curricula, ma anche diversi importanti documenti previsti dall’avviso pubblico 2020 (pubblicato dalla precedente gestione) a pena di inammissibilità, come ad esempio il
profilo societario, i bilanci ed altro. Si tratta di difetti formali insanabili.
Naturalmente ci dispiace molto per l’esclusione di questo progetto.
Chi ci critica dovrebbe sapere molto bene che la Film Commission gestisce fondi della Comunità Europea e quindi è tenuta a rispettare le regole europee. E per quanto alcune candidature possano essere potenzialmente meritevoli del plauso delle platee, quelle regole non solo vanno rispettate, ma devono avere come prima caratteristica quella di essere uguali per tutti.
La nuova Film Commission guidata da Giovanni Minoli è ripartita dalle solide basi del merito e della qualità, ma soprattutto dal rispetto delle regole. Non sono ammissibili eccezioni, men che mai per motivi di mero prestigio.
Nessuna anomalia, dunque. Ma semplice rispetto delle regole. Cogliamo l’occasione per dare un suggerimento alle produzioni che puntano ad aumentare la qualità del loro prodotto attingendo dai
fondi pubblici. Ai fini della partecipazione al bando, la qualità del progetto passa anche attraverso la preparazione della domanda di contributo. Insomma, per essere competitivi, oltre a coinvolgere
attori o registi di punta, è indispensabile predisporre con attenzione la domanda di partecipazione e l’imprescindibile documentazione.
La controreplica di Agostino Pantano
Ci facciamo volentieri latori della sollecitazione finale che la Film Commission rivolge ai suoi possibili partener - «suggerendogli» di stare più attenti quando presentano le domande – consiglio, che risponde ad un obbligo di legge, che ci fa capire come sempre di più sia urgente una comunicazione costante e istituzionale, al di là dei bandi, tra l’ente e la sua potenziale platea, alla cui perlustrazione ci siamo dedicati con il servizio che ha riportato una notizia che la Fondazione non smentisce, anzi arrichisce.
Per la mancata collaborazione con un regista non da oggi prestigioso, rimane l’amarezza dei calabresi – al di là della colpa contingente che la Film Commission non si attribuisce nemmeno per quota parte, al di là del rispetto della legge che era ed è fuori discussione – dovuta ad una attrattività istituzionale per cui ancora bisogna lavorare, evidentemente.
Anche su questo aspetto non ci sottrarremo a dire la nostra, intorno ad un sistema di sostegno all’arte che, in questa vicenda, quando vuole (ahinoi) non distingue l’oro dal platino con l’aggravante di una sbandierata cavillosità che non ci saremmo mai aspettati nella gestione di un ente che fa della creatività il suo vessillo.