VIDEO | Visitabile sabato e domenica fino al 14 dicembre. Su prenotazione, per scuole e gruppi, anche durante la settimana. La sezione curata da Angela Pellicanò resterà aperta unitamente alle altre aree espositive legate al design e all’architettura
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La sessione inaugurale della seconda edizione della Biennale dello Stretto, Mostra internazionale di Architettura, Paesaggio, Scrittura, Video, Fotografia, con la direzione di Mariangela Cama, Alfonso Femia, e Francesca Moraci, in vista dei prossimi appuntamenti di ottobre e dicembre lascia in eredità al Forte Batteria Siacci di Campo Calabro, nel reggino, una ricca e articolata esposizione. Essa resterà visitabile il sabato e la domenica e su prenotazione, per gruppi e scuole, anche durante la settimana. Tutto ciò fino fino al prossimo 14 dicembre.
Tra le diverse sezioni della mostra quella di Arte contemporanea curata da Angela Pellicanò. Ispiratasi alla celebre frase di Curzio Malaparte "Casa come me", a sua volta dedicata all’iconica villa immaginata e costruita sugli scogli di Capri, ha proposto ad artisti italiani e anche europei una riflessione sul Tempo dentro lo Spazio. L’incipit di questo percorso contemporaneo si è avvalso di suoni e linguaggi molto originali.
Artisti, architetti, designer si interrogano sulla contemporaneità e sul futuro traendo ispirazioni per opere che non dispensano risposte ma pongono nuove stimolanti domande. Del resto l'arte deve interrogare non rassicurare. Piuttosto che cristallizzare il tempo, essa deve essere pronta a cogliere del tempo anche il più latente e flebile movimento che racchiude in sé anche solo un fermento, un segno, un battito comunque da indagare e scandagliare.
Quando poi questa ricerca è destinata a plasmare uno spazio unico e immerso nella natura e nella storia, un luogo che del lavorio incessante di queste due inarrestabili forze reca i segni affascinanti, un luogo a picco su uno Stretto che divide due sponde immerse nel mito di una bellezza che tempo non conosce, allora lo scrigno che tiene insieme quelle ispirazioni è destinato ad essere esplorato come se proprio per quel luogo fosse nato e fosse stato immaginato.
Nel Forte Batteria Siacci di Campo Calabro ogni segno del tempo non è traccia deteriore ma testimonianza preziosa di quella trasformazione che è sempre anche distruzione. Così ogni singola pietra, ogni crepa sulle volte o sui muri, ogni anfratto, i cunicoli, le finestre in legno divelte e assaltate dalla vegetazione spontanea, e a volte anche spinosa, prendono vita nell'atto di accogliere e custodire e lasciarsi custodire dalle installazioni e dalle opere. Tutto avviene in una sorta di intangibile reciprocità della quale il pubblico è parte integrante. Continua a leggere su IlReggino.it.