Un artista calabrese che vive e lavora a Jesi, musicista, compositore, scrittore e altro ancora. Ma tutto fuori dall’ordinario, nel segno dell’innovazione
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“Fa friddu! Nente me cuarìa. I piari congelati ‘ntra se scarpe e ru lavuru su diventati na cosa sula cu le solette. Arrunchiati e ‘ntriperati”.
Inizia così il racconto di Natale in dialetto calabrese (della pre-Sila cosentino per la precisione) scritto da Luca Altomare, un artista calabrese che vive e lavora a Jesi, musicista, compositore, scrittore e altro ancora. Ma tutto fuori dall’ordinario, nel segno dell’innovazione.
Innovativo ma con grande nostalgia delle nostre tradizioni:
“Stizze, u fuacu stizze, ma è cumu na benerizione pè tutti. I cuaziatti fumìanu cumu na ciminera, un se capisce si se stannu asciugannu oppure si se stannu vrusciannu.
È chiù a stanchizza, ca a fame”.
Luca spiega come i ricordi siano uno dei pochi carburanti per l’anima, che nulla potrà cancellare l’amore della famiglia.
Luca ci ricorda i momenti della nostra vita che rimangono indelebili: dopo un lasso di tempo indefinito, possiamo dimenticare il nome di un collega o non ricordare il nome di un amico di infanzia, un processo naturale che è necessario per preservare ricordi fatti di affetti incastonati nella mente.
La sera della vigilia di Natale è uno di questi momenti, che ci si porta tra i ricordi indelebili, ogni dettaglio. Anche i profumi sono diversi da altri giorni dell’anno e si ripresentano solo in quel periodo dell’anno.
E nel racconto in dialetto, Altomare ricorda proprio i momenti più suggestivi della cena della vigilia di Natale in famiglia: “E tririci portate su servite e se po iniziare, ma prima, cumu da tradizione u pane s’adde vasare, prima u capu tavula e pue a giru tutta a famiglia, granni e piccirilli. Ogni via è silenziosa, ma ‘ntra ogni casa c’è na granne festa. A gioia è immensa, pe li chiù picculi sta arrivannu Babbo Natale e pe li chiù granni sta pe nascere u Bumbiniallu e si ‘cumincia a nivicare si ca è Natale”.
Per chi vive lontano da casa, dalle proprie tradizioni e dal proprio paese, questi ricordi hanno un peso straordinario, e continuano ad avere un valore importante, anche con il passare degli anni, anche se ormai quelle tradizioni si sono affievolite. Anche in Calabria hanno ormai perso buona parte della loro suggestione, dell’armonia che avvolgeva la sacra serata della Vigilia di Natale. Luca ci restituisce pressoché intatti quegli emozionanti momenti:
“A mezzanotte è passata
e lu Bumbiniallu ‘ntra sa grotta se presentatu. Tutti u guardanu cu ammirazione,
puru si è sempre u stessu,
nu sorrisu in silenzio tu porte allu core.”
“A sira e ra vijilia e Natale” scritto da Luca Altomare proprio in occasione dell’imminente Natale, è una poesia di rara dolcezza, in grado di riportarci indietro nel tempo, nei momenti in cui da bambini respiravamo in quei giorni di festa, il profumo della bellezza, la forza delle nostre tradizioni, la purezza della fede e della nostra povertà. Poveri sì, ma almeno in quei momenti… felici!